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Caso Lapo Elkann, chiesto giudizio immediato al suo ricattatore

È stato chiesto il giudizio immediato per Enrico Bellavista, il 31enne milanese arrestato in flagranza di reato lo scorso 2 dicembre quando, in una stanza dell’Hotel Four Season, intascava 90mila euro da un collaboratore di Lapo Elkann per non diffondere immagini compromettenti dell’imprenditore.
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È stato chiesto il giudizio immediato per Enrico Bellavista, il 31enne milanese arrestato in flagranza di reato lo scorso 2 dicembre quando, in una stanza dell'Hotel Four Season, intascava 90mila euro da un collaboratore di Lapo Elkann. Era una trappola messa in atto dagli organizzatori dopo la denuncia dell'imprenditore che aveva raccontato di essere stato ricattato per un video compromettente, in cui sarebbe apparso seminudo e vicino a delle piste di cocaina stese su un tavolo. La richiesta è stata formulata dal pm Giancarla Serafini al giudice per le indagini preliminari Stefania Pepe che due giorni fa ha concesso gli arresti domiciliari all'uomo, dopo la conclusione degli accertamenti investigativi. È aperto, invece, uno stralcio di inchiesta in cui il fratello di Bellavista, Giovanni, e il fotografo Bicio Pensa risultano indagati a piede libero per concorso in estorsione con Enrico Bellavista.

Secondo le ricostruzioni, i fatti sarebbero avvenuti lo scorso giugno quando Lapo Elkann, avvicinato per strada da Giovanni Bellavista, si sarebbe trovato in stato confusionale e così convinto ad andare a casa di Giovanni. Ai carabinieri del Nucleo Investivativo, Lapo Elkann ha raccontato:

Avevo bevuto molti bicchieri di superalcolici, più del dovuto. Stavo andando a piedi verso l'abitazione di una mia conoscente.

Nei suoi racconti, Lapo Elkann aveva accettato l'aiuto dell'uomo, al quale poi si sarebbe aggiunto Enrico Bellavista e la cocaina, sarebbe quindi così scattata la trappola. Così nei giorni successivi, i due fratelli si sarebbero presentati a casa sua con il filmato compromettente ripreso al cellulare e la richiesta di un regalo per "l'aiuto". Un accordo che si sarebbe chiuso a 30mila euro con l'impegno scritto di non divulgare nessun tipo di copie, pena 300mila euro di risarcimento. Due mesi dopo, però, Lapo Elkann scopre che le immagini erano nelle mani anche di altre persone, che avevano chiesto altri 350mila euro per non vendere le immagini al settimanale "Chi".

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