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Dustin Brown e il mistero del tatuaggio, non era Bob Marley ma suo padre

Tedesco, di origini jamaicane piuttosto visibili, Dustin Brown è diventato l’eroe del giorno dopo aver eliminato Rafa Nadal dal torneo di Wimbledon. Sul fianco un enorme tatuaggio che pare il volto di Bob Marley, poi la musica e la Jamaica, che gli hanno cambiato la vita.
A cura di Andrea Parrella
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Il Centre Court di Wimbledon, il campo centrale dove si giocano, ogni anno, i match più importanti della stagione tennistica, non manca mai di regalare sorprese. Quella di ieri non solo ha fatto segnare il crollo di Rafa Nadal, ex numero uno al mondo, eliminato dal prestigioso torneo sull'erba, ma ha soprattutto consacrato in un luogo che di sacro ha tanto per gli appassionati di tennis, un personaggio che definire "sui generis" sarebbe un eufemismo. Dustin Brown è tedesco, nato a Celle, con origini giamaicane, che sono certamente più evidenti di quelle teutoniche. Alto, dalle lunghissime leve, di colore, dred à la Kingston Town, piercing alla lingua e un tatuaggio sul fianco sinistro dove c'è un volto significativo, sulla cui identità molti si sono interrogati. A caldo verrebbe certamente da dire Bob Marley, come molti avevano inizialmente ipotizzato tracciando una prevedibile associazione mentale. Più sofisticata l'interpretazione di chi ha pensato si trattasse del musicista rock jamaicano Dennis Brown. La risposta è molto più semplice: si tratta di suo padre, Leroy. A primo impatto, lui e Wimbledon stanno agli antipodi, il secondo impatto conferma non fa che confermare la percezione iniziale. Il profilo tennistico di Brown, mina vagante di 30 anni del circuito tennistico internazionale, sembra essere un perfetto continuum col suo stile di vita: imprevedibile, discontinuo ma pericoloso, potente e a suo modo geniale, istintivo. Caratteristiche che, se coincidenti, potrebbero far crollare qualsiasi top player, come accaduto ieri a Nadal.

I rasta, la musica e la Jamaica

Quando ha battuto lo spagnolo, dopo aver gettato a terra la racchetta e gridato, si è alzato la maglietta ed ha battuto forte la mano su quel tatuaggio. Non sul cuore, ma su un fianco. Il tennista, nato in Europa da padre jamaicano e madre britannica, a 11 anni si è trasferito a Montego Bay con i genitori, che hanno cominciato ad occuparsi di turismo. Nelle interviste degli ultimi anni Brown ha sempre sostenuto come la cultura e lo stile di vita jamaicani abbiano significato per lui un netto cambio di prospettiva. Da quel momento sostiene di aver iniziato a concepire la vita e lo sport in maniera assolutamente diversa, riportandolo al grado di passione e divertimento. La musica, tra reggae, R&B e rock, ha avuto in questo senso una funzione essenziale e non è un caso che Brown non entri mai in campo senza le proverbiali cuffie. Sono probabilmente questi i motivi per i quale porta sul corpo i segni di quella cultura, così come sul capo, visto che il suo soprannome è "Dreddy" e che quei rasta li ostenta, senza tagliarli, da quando aveva 19 anni.

La vita di Brown, tra un camper e un campo da tennis

Avendo madre inglese Brown chiese di poter giocare per la Gran Bretagna in Coppa Davis, beccandosi il rifiuto della federazione. A quel punto, dopo alcuni match con la rappresentativa jamaicana, è entrato nella squadra tedesca. Qualche anno dopo il trasferimento in Jamaica, per permettere al figlio di portare avanti la carriera tennistica, i suoi genitori comprarono a Dustin un piccolo Van con il quale poter girare l'Europa e seguire così il circuito dei tornei nel vecchio continente: andare avanti e vincere match significava guadagnare i soldi per la benzina e per il cibo. E lui ha continuato a vivere così rimanendo, anche e soprattutto nell'estetica, il perfetto ritratto di un uomo che vive alla giornata, pensando solo al match successivo. Uno stile di vita che probabilmente gli impedirà di diventare il numero uno al mondo e vincere i principali tornei del circuito, ma che gli ha permesso di battere Rafa Nadal, dando spettacolo sul centrale di Wimbledon.

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