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Eleonora Giorgi e l’amore: “Penso alla clausura, stanche del cuore che batte troppo forte”

Eleonora Giorgi parla del suo passato amoroso, delle esperienze di una vita turbolenta, vissuta sempre a mille e oggi, che non è più una ragazzina, propone un possibile rimedio a queste accelerazioni: “Non escludo la clausura. Chiudermi in una comunità. Forse in un convento. Il mio secondo nome è Orsola”.
A cura di Par. And.
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Eleonora Giorgi a tutto tondo, quella che parla al settimanale Diva e Donna della sua vita personale, con un particolare riferimento a quella amorosa e rivela delle esperienze intense ma distruttive che ha vissuto. L'attrice, che ha recentemente raccontato la sua vita nell'autobiografia Nei panni di un'altra, ha rivelato al giornale i particolare della sua relazione turbolenta con Angelo Rizzoli, descrivendola come qualcosa che ha fatto fatica a gestire anche a causa della sua giovane età: "A 24 anni sono entrata in una storia più grande di me. Angelo era doppio, conosceva il bene ma precipitava nel suo opposto". Un amore al quale ne sono seguiti altri, che hanno costantemente tenuto il cuore della Giorgi in allenamento, tant'è che lei quasi non ne può più e lancia una provocazione: "non escludo la clausura. Chiudermi in una comunità. Forse in un convento. Il mio secondo nome è Orsola. Sono stanca. Non ne posso più del cuore che batte forte e mi assorda". I progetti artistici per il futuro sono invece chiari: "Vorrei fare una regina al cinema o in una fiction".

L'esperienza con l'eroina

Eleonora Giorgi si è inoltre raccontata qualche settimana fa in una bella intervista a Il Fatto Quotidiano, svelando alcuni particolari piuttosto intimi e controversi del suo passato. A partire da una rivelazione su un periodo in cui fece i conti dalla dipendenza dalla droga. Fu una giovinezza piuttosto turbolenta, quella di Eleonora, che a un certo punto cedette alla tentazione di provare il più pericoloso degli stupefacenti: "Nonostante fossi ostile all'idea, mi feci convincere a fumare l'eroina e in breve di quella nebbia che alterava le percezioni e dilatava i contorni fui prigioniera. In breve tempo non fui più me stessa e un giorno, sul set di un servizio fotografico, mentre già lavoravo nel cinema da molto tempo, cominciai a tremare di freddo e a sentirmi veramente male. In un raro momento di lucidità, chiesi aiuto a mio padre".

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