Gerry Scotti: “Basta scrivere che sono morto. Un’amica ebbe un malore, mio figlio ci ha creduto”
Si rincorrono con regolarità notizie completamente prive di fondamento che rendono nota la presunta morte di Gerry Scotti. È accaduto in più di un’occasione che il web credesse che il conduttore fosse morto, per poi scoprire la fake news. Intervistato da Radio Cusano Campus, il conduttore ha chiesto a gran voce che tali dicerie cessino per il bene delle persone che lo amano:
Se la gente parla bene di me da vivo, chissà come ne parlerà bene da morto. Non a tutti è capitato, di Totò da vivo non è che ne parlassero benissimo ad esempio. A proposito di questo, tante volte mi hanno fatto morire con le fake news. Sempre d'estate, attorno al mio compleanno, perché fa più figo morire quando è vicino il mio compleanno. Nell'ultima estate mi hanno fatto morire un paio di volte. Ogni volta mi hanno allungato la vita e anche bene vorrei dire. Qualche volta ci hanno creduto persone a me care e non è bello, io ci rido sopra per esorcizzare la morte ma una volta mio figlio, che era in vacanza in Francia, ci ha creduto, con gli amici che gli giravano attorno chiedendogli come stesse. Poi un'altra mia cara amica ha rischiato di avere un malore davanti alla notizia falsa della mia morte. Il rischio è che quando uno di noi morirà veramente non ci crederà nessuno e non verranno nemmeno al funerale.
Tolto questo antipatico inconveniente, il rapporto con quanti lo seguono sarebbe idilliaco. Gerry è consapevole di essere amatissimo dal pubblico:
In una giornata normale, come quella di ieri, in cui ho preso il treno, sono venuto a Roma, sono andato un po' in giro, mi avranno chiesto un migliaio di selfie.
Personaggio targato Mediaset, racconta, infine, di essere stato corteggiato dalla Rai a più riprese:
Ho avuto due o tre abboccamenti nel corso della mia vita da dirigenti, che erano alti dirigenti, che un mese dopo sono andati a dirigere uno le acque, uno le ferrovie. Lì non si capisce mai chi comanda, a che pro e per che cosa. E poi non ho mai avuto proposte organiche. Uno come me che vive di contratti di tre anni in tre anni ha nei suoi contratti una certa progettualità. Tu non puoi chiamarmi per fare un programma, se fossi disoccupato verrei, ma così no. Tu mi devi fare un prospetto di lavoro biennale, triennale. In Rai non hanno mai avuto questa vista lunga, mentre Mediaset ha sempre saputo accontentarmi al momento giusto