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Giulia Pauselli e l’anoressia tra le ballerine della Scala

Alla denuncia della ballerina Maria Francesca Garritano, licenziata dal teatro della Scala per avere portato alla luce la piaga dell’anoressia tra le ballerine, si aggiunge quella di Giulia Pauselli che racconta di aver vissuto lo stesso pericoloso periodo.
A cura di Stefania Rocco
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Alla denuncia della ballerina Maria Francesca Garritano, licenziata dal teatro della Scala per avere portato alla luce la piaga dell’anoressia tra le ballerine

La piaga dell’anoressia tra le ballerina della Scala trova un’altra sostenitrice in Giulia Pauselli, ex ballerina del talent show Amici, che in un’intervista a Visto, racconta il suo periodo vissuto al lavoro all’interno del celebre teatro che tanto malcontento ha seminato tra alcune delle ballerine che per anni ne hanno calcato il palcoscenico. La giovane, ricordata soprattutto per la relazione con Stefano De Martino – storia a causa della quale si giocò la vittoria quasi certa nel programma – racconta il suo punto di vista su una questione tanto spinosa, pur senza accusare nessuno in maniera diretta. Il suo è più uno sfogo, un invito rivolto alle giovani danzatrici affinchè continuino sempre a rispettare il proprio corpo pur continuando nel lavoro al quale hanno dedicato la loro vita.

Ecco il suo racconto:

Di quel periodo non ho quasi nessuna foto. Mi vedevo grassa e brutta, per cui non volevo che me ne facessero. Noi allieve della Scala ammiravamo i corpi filiformi. I modelli più gettonati erano quelli russi: virtuosi, belli, ma sopratutto magrissimi. Ha fatto scandalo sentir parlare di anoressia e bulimia, ma queste malattie sono solo dei picchi di disturbi alimentari molto diffusi. Gli insegnanti non possono seguire ogni singolo allievo e il momento in cui se ne accorgono è quando la malattia è completamente visibile. La danza è arte, ma soprattutto competizione. E noi ragazze spesso lo eravamo più nel cibo che non nella tecnica. Quando una entra alla Scala il primo pensiero è diventare magrissima. Proprio come le professioniste. Alla fine del primo anno ero dimagrita molto. Avevo avuto un virus intestinale che mi aveva fatto perdere peso e mi piacevo molto. Così decisi che volevo dimagrire ancora. Quando l'anno scolastico riprese andai a vivere in un collegio di suore e mi comprai una bilancia. La misi nella mia stanza e mi pesavo ossessivamente ogni volta che potevo. A colazione mangiavo-tre fette biscottate col miele e del tè. A pranzo non mangiavo e a cena solo delle verdure cotte. In più prendevo un lassativo. Ero scontrosa, stavo sempre da sola e facevo di tutto per bruciare i grassi: in metropolitana non prendevo le scale mobili oppure andavo proprio a piedi da casa a scuola. Arrivai a pesare 47 chili. Per fortuna mi accorsi in tempo che le mie erano solo fissazioni. I miei genitori mi sono sempre stati vicini, ma sono riuscita ad uscirne solo perché ho un carattere forte. Con Amici, poi, mi si è aperto un altro mondo. Ho capito che per ballare altri stili non è richiesta la magrezza del classico. Così mi sono liberata dal complesso di essere più formosa degli altri.

maria francesca garritano

Da ex allieva, quanto dichiarato da Giulia non potrà certamente nuocerle. La ballerina lavora ormai in America, con la compagnia dei Complexions, tanto lontana dallo stile di danza imposto dalla Scala di Milano. Diversamente, invece, è andata a Maria Francesca Garritano, licenziata dal suo lavoro proprio per aver osato denunciare un sistema che, secondo i suoi racconti, avrebbe spinto più di una ragazza verso l’ossessione nei confronti del proprio corpo. Qui, un servizio realizzato dalla trasmissione televisiva Le Iene che racconta il connubio tra danza e anoressia, un abbinamento spiacevolmente diffuso e profondamente pericoloso. Il messaggio della Pauselli, così come quello della Garritano, spinge le giovani aspiranti ballerine verso una riflessione attenta e importante che potrebbe salvare loro la vita. Cadere nel tunnel dei disturbi alimentari è più facile di quanto possa sembrare e non sempre chi ne è vittima riesce a rendersene conto nel tempo utile a guarire. Il costo in termini di vite umane di questa piaga è infatti ancora troppo alto.

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