194 CONDIVISIONI

I segreti della morte di Lady Diana: ecco cosa accadde a Buckingham Palace

Il portavoce della famiglia Reale, Dickie Arbiter, ha svelato nel suo libro cosa accadde dietro le porte chiuse di Buckingham Palace, nei giorni che seguirono la morte di Lady Diana. Dalle ansie della regina e del principe Edward, all’assenza dei Reali alla veglia funebre.
A cura di Daniela Seclì
194 CONDIVISIONI
Immagine

Dickie Arbiter è la fonte più attendibile da contattare, quando si tratta di verificare le notizie che vedono protagonisti i Reali d'Inghilterra. Nelle vesti di portavoce della famiglia, fu lui ad organizzare la copertura mediatica, in occasione dei funerali di Lady Diana. Arbiter è tornato con la mente proprio a quei giorni. Il Daily Mail ha pubblicato un estratto del suo libro "On Duty With The Queen: My Time As A Buckingham Palace Press Officer".

La notizia della morte di Lady Diana – Quando giunse la notizia dell'incidente, il maggiordomo di Lady Diana si precipitò in lacrime nell'appartamento in cui Arbiter viveva con la moglie Rosemary a Kensington Palace. La principessa era ancora in vita e in tanti speravano di ricevere la notizia di un miglioramento delle sue condizioni. Il portavoce, però, conosceva solo i dettagli che erano trapelati dai servizi in tv. Alle 3 del mattino il telefono suonò. Penny Russell-Smith si limitò a dire "Se n'è andata". Arbiter fece la doccia, si vestì e andò in ufficio mentre avvertiva sempre di più un senso di perdita.

"Conoscevo Diana da 17 anni. Abbiamo trascorso innumerevoli ore insieme, sugli aerei o negli hotel. Abbiamo riso tanto e abbiamo anche avuto opinioni divergenti. Negli anni in cui sono stato il portavoce suo e del Principe Carlo, mi sono sentito frustrato più di una volta. Ma i momenti belli erano nettamente superiori a quelli brutti. Come poteva essere morta? Era una cosa così profondamente sconvolgente che a fatica riuscivo a tollerare di vedere quelle spaventose immagini in TV. Ma sapevo che dovevo mettere le mie emozioni in un angolo. Avevo un lavoro da fare."

La bandiera a mezz'asta – Quel giorno, i telefoni dell'ufficio stampa di Buckingham Palace suonarono all'impazzata. Dickie Arbiter fece il possibile per far fronte alle richieste dei tantissimi giornalisti che chiamavano da tutto il mondo. Intanto fece esporre la bandiera a mezz'asta sul castello di Windsor, su Sandringham House e sull'Holyrood Palace. La questione fu più complessa a Buckingham Palace. Sulla residenza, infatti, non c'era alcuna bandiera perché la regina era in viaggio. La tradizione, infatti, vuole che la bandiera sventoli solo quando Sua Maestà è a palazzo. Inoltre lo stendardo Reale non viene mai sventolato a mezz'asta, nemmeno quando a morire è uno dei sovrani. Quello, infatti, è un simbolo della continuità della monarchia. Il popolo, però, chiese con insistenza un segno tangibile di lutto. Così la regina ruppe il protocollo e fece innalzare a mezz'asta la Union Flag. Da quel momento prese piede una nuova tradizione. Quando Sua Maesta è a palazzo viene sventolato lo stendardo reale, quando non è nella residenza viene issata la Union Flag, che può essere innalzata a mezz'asta in caso di lutto Reale o nazionale.

Il problema dei fiori che si accumulavano davanti a Buckingham Palace – A partire dalle 5 del mattino, intanto, tantissime persone accorsero per portare dei fiori davanti al cancello di Buckingham Palace. In poche ore, divenne difficoltoso organizzare il cambio della guardia. Le autorità chiesero la rimozione dei fiori ma Dickie Arbiter si oppose.

"Sarebbe sembrato orribile ripulire tutto dai fiori. Ero sorpreso dal fatto che le autorità non riuscissero a comprenderlo da soli. Ho spiegato loro che il palazzo aveva altri tre cancelli e i fiori sarebbero rimasti al loro posto."

Due giorni dopo la morte di Diana, la regina Elisabetta non era ancora tornata a palazzo – Una cosa che colpì negativamente l'opinione pubblica fu il fatto che due giorni dopo la morte di Lady Diana, la regina Elisabetta non aveva ancora fatto rientro a palazzo, per parlare al suo popolo. Dickie Arbiter ha spiegato i motivi della sua assenza:

"La regina e la sua famiglia stavano affrontando la tragedia in privato. La preoccupazione principale di Sua Maestà era proteggere i principi William e Harry dal clamore mediatico e dall'enorme folla di gente addolorata che stava arrivando a Londra. La decisione di rimanere in Scozia con i ragazzi, però, venne vista come inappropriata da alcune persone. Bisognava risolvere quella situazione, ma le notizie dal segretario della regina non erano incoraggianti. Non aveva intenzione di tornare a Londra nell'immediato e il suo segretario dovette insistere per vedere accolta la richiesta di issare la Union Flag a mezz'asta su Buckingham Palace.I leccapiedi di Sua Maestà sembrarono totalmente incapaci di spiegarle che con il suo comportamento stava finendo nelle mani di una certa parte della stampa e stava incentivando l'uscita di titoli negativi su di lei."

La veglia funebre di Lady Diana e l'assenza dei Reali – Intanto, il corpo di Lady Diana si trovava nella cappella Reale del Palazzo di St. James, per la veglia funebre. Nessun membro della famiglia Reale, però, era andato a porgerle l'ultimo saluto. Dickie Arbiter, sapendo che il principe Edward era a palazzo, decise di chiamarlo per farsi promettere di recarsi alla cappella insieme a lui. Il principe gli rispose che aveva troppe cose da fare quel giorno, così Arbiter lo incalzò spiegando:

"Abbiamo bisogno che qualcuno di voi venga visto dai media mentre fa visita al corpo di Lady Diana."

A questo punto, il principe sembrò convincersi con la promessa che una volta immortalato dai giornalisti, sarebbe tornato subito al suo lavoro. Più tardi, però, provò a divincolarsi sostenendo che sarebbe andato alla veglia funebre nel pomeriggio insieme al duca di York. Arbiter riuscì ad incontrarlo e a convincerlo a raggiungere la cappella Reale. Secondo lui, il principe aveva solo il comprensibile timore di essere attaccato dalla folla o dalla stampa. Ciò, però, non accadde.

L'arrivo della regina – Alcuni giorni più tardi anche la regina arrivò a Londra e insieme al duca di Edinburgo, portò i suoi omaggi a Diana e firmò il libro della condoglianze. I Reali furono protetti da numerosi agenti della sicurezza. La folla, però, si dimostrò rispettosa nei loro confronti, così il servizio di sicurezza permise ad alcuni agenti di allontanarsi. Una bimba di 11 anni, si avvicinò con un mazzo di fiori. La regina si offrì di aiutarla a metterli sulla montagnola di bouquet che si era formata, ma la piccola le disse:

"No Sua Maestà, questi sono per te"

194 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views