“A Hollywood tutti conosciamo Daniele” dice una delle publicist delle dive che sbarcano da noi per i noti festival internazionali del cinema (Taormina, Venezia, Roma, Torino): “per noi lui è una garanzia”. Daniele Venturelli, 47 anni, è di Modena dove abita, anche se è sempre presente in tutti gli eventi che avvicendano lo star system nazionale e estero: si può dire che la sua presenza definisca meglio il calibro delle manifestazioni. Attraverso le sue foto le star hanno la certezza di entrare nell' archivio Getty images (che raggiunge le redazioni di tutto il mondo), di confermare la propria notorietà e con questa dare importanza anche al marchio che spesso li sponsorizza. Così, Daniele è la cinghia di trasmissione ufficiale per lo show business. Sempre presente anche in quel muro di fotografi accalcati dietro le transenne dei tappeti rossi: potrebbe essere uno dei tanti, ma i suoi scatti hanno sempre qualcosa di più.
Esiste un altro modo di essere “paparazzi” e farne egualmente il proprio mestiere?
"Innanzitutto io sono un fotografo. Nel nostro ambiente “il paparazzo” è dispregiativo, perché è qualcuno che ruba e vende quello che ha rubato. A me non interessa quello, anche se non giudico chi lo fa. Ad esempio una volta si usava molto catturare in foto le mutande di qualcuna. Io non l'ho mai fatto".
"L'altro giorno si vedevano le mutande a una modella, e l'ho avvertita io. Insomma, faccio un altro tipo di lavoro: mi occupo di eventi. Ho una collaborazione con Getty images che è la più grande agenzia mondiale di foto, oppure mi cerca direttamente chi organizza l'evento”.
Sei uno dei free lance più ricercati. Come sei arrivato a Getty?
“Sono 12 anni che lavoro con loro. Prima ero con Wireimages acquistata poi da Getty – unico proprietario – per 200 milioni di dollari”.
E come sei diventato fotografo dello spettacolo?
“Ho iniziato ad occuparmi di foto sportive: calcio, Formula Uno, insomma seguivo lo sport quando poteva rendere. Ora sono pochi gli eventi che si vendono, e siccome questo è il mio mestiere e ci devo vivere, trovandomi a Modena, mi sono avvicinato a Pavarotti. Ho cominciato da lì, sono diventato il suo fotografo”.
Come hai fatto?
“Mi sono presentato, semplicemente: gli andavo bene. Dopo mi sono sempre affidato alle tecnologia, sono stato il primo ad avere una macchina fotografica digitale che all'epoca valeva 28 milioni di lire. Oppure avevo tutte le tecnologie per spedire immediatamente le fotografie negli altri paesi”.
Allora è un mestiere che ci si deve poter permettere economicamente?
“Ma no! Ci si deve credere. I miei genitori hanno avuto serissimi problemi economici, al punto che ho fatto solo fino alla terza media. Poi sono dovuto andare a lavorare. Ho iniziato in una tipografia. L'attrezzatura sulla quale ho puntato da subito, l'ho pagata piano piano. Ci credevo molto. Me lo sono sentito che era il mio mestiere. Mi piaceva. E oggi a parte quella prima volta con Pavarotti, mi chiamano. Non so cosa voglia dire cercare il lavoro, vado e si comprano le mie foto”.
A parte la tecnologia, come fai a produrre tutte quelle foto, forse più di tutti?
"Sui grossi eventi ad esempio ho un editor, cioè un assistente che mi segue, e che pago io, al quale do gli scatti appena realizzati. Lui li mette in ordine e li spedisce mano a mano che li faccio. E' un processo “live”. Quando le carichi su Getty images puoi predisporre che arrivino in automatico a tutti i clienti, divisi per paese. Una star internazionale ha un interesse globale”.
Come decidi chi è importante e deve essere fotografato e poi messo nell'archivio on line?
"Le uniche foto che non si vendono sono quelle che non hai fatto. Magari una persona nessuno la conosce oggi, ma domani sarà notissima. Io fotografo tutti, e poi mando".
Come fai a sapere a chi appartengono quei volti. Alcuni sono molto noti, altri meno o per nulla…
"Sono documentatissimo. Acquisto riviste internazionali, cerco di incamerare situazioni, volti e anche pose. Se qualcuna mi piace, so che potrebbe essere un risultato. Comunque sì, assegnare i nomi a dei volti per poi mettere le foto on line, è una parte del lavoro ed è faticosissimo".
Quali sono le foto che poi venderai, lo sai da subito?
"Posso anche non guadagnare nulla. Percepisco una royalty quando qualcuno la utilizza. Ne posso vendere una sola, ad esempio, ma più di 100 volte. Non c'è un prezzo. Hai tariffe in base all'uso. Una volta caricata, da lì all'eternità, l'hai caricata”.
Cosa cerchi di cogliere in un ritratto?
"Devo essere sincero: non lo so. Non ho tempo, riesco a fare delle belle fotografie in frazioni di secondo. E' una cosa che ho istintiva, che fai così, mi viene così. Non è pensata…"
Non hai reazioni spiacevoli dalle star che cerchi di fotografare?
"Al contrario. Sapendo per chi lavoro ci tengono a farsi fotografare. Sono stato a dei party a Cannes: sono loro che ti cercano e che hanno interesse a farsi vedere. Se c'è Jennifer Lopez a una festa ti cerca lei, ma se va a fare shopping si nasconde. Normale. Poi spesso hanno voglia di farsi vedere perché hanno lo sponsor che gli ha dato orecchini, i vestiti collane.. Insomma: è lo show business".
Chi sogni di fotografare?
"Non saprei, non ho mai cercato niente. Dovrei pensarci".
E per il futuro che sogni?
"Il mio sogno è che continui così. Vorrei avere sempre la forza fisica di continuare. Sono sempre in viaggio, valigie, treni, aerei, senza orari con l'attrezzatura appresso. E' molto, molto faticoso".
Ma vai alle feste più belle del mondo
"Lo so, c'è gente che farebbe carte false per entrare. Io veramente desidero molto di più stare con i miei amici in pizzeria".
Con le donne più belle del mondo…
"L'altro giorno ero a Milano a una sfilata dove ho fatto migliaia di foto. Quando sono tornato in albergo ho acceso la tv, ho rivisto la stessa sfilata e ho pensato: “accipicchia che belle donne che c'erano”. E' che quando lavoro sono solo concentrato su quello che faccio. Non penso a nient'altro".
E allora dove hai visto la donna più bella?
"L'altro giorno. Al supermercato sotto casa".