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Ilaria D’Amico: “Pensavo che Buffon fosse un fascista, invece è un uomo leale e tenero”

In una lunga intervista rilasciata a Vanity Fair, la giornalista ha ripercorso le tappe salienti della sua vita: dalle marachelle dell’adolescenza alla storia d’amore con Gigi Buffon.
A cura di D.S.
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Ilaria D'Amico è pronta a tornare in tv. Racconterà gli Europei su Sky. Prima, però, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale Vanity Fair, nella quale ha parlato dell'amore che la lega a Gigi Buffon. All'inizio aveva un'idea distorta di lui, perciò non reputava possibile che potesse nascere un amore:

"Qualcuno pensava che la storia d’amore con Buffon fosse improbabile? Me lo sono detta anch’io: “È impossibile”. Subivo lo stereotipo del calciatore. Un po’ per preconcetto, un po’ perché a volte i calciatori ci mettono del loro. Gigi per me era una commistione indefinita tra il campione di cui conoscevo le gesta e l’immaturo, se non il fascista che una volta, a Parma, aveva indossato una maglietta con la scritta “Boia chi molla”. Con certi eroi nazionalpopolari capita sempre così. La caz*ata che fai da ragazzo nel tempo assume una dimensione che, soprattutto se sei riservato e non ti racconti, tende a farti rimanere sempre uguale nel corso degli anni".

Poi ha visto in lui delle qualità che l'hanno portata a innamorarsi e ad avere un figlio da lui"Ho visto la tenerezza, la curiosità, il bellissimo mondo di un uomo leale che ha un animo stupendo e che nella sua vita ha avuto tante gioie, ma ha anche molto sofferto". 

Ilaria D'Amico: "Tra me e Buffon fu un colpo di fulmine, entrambi vivevamo una crisi"

Galeotto fu l'evento di beneficenza organizzato dall’associazione oncologica Amo la vita Onlus. Da lì, il loro rapporto ha iniziato a evolversi.

"Colpo di fulmine. Prima di quella sera ci eravamo spediti tre sms in 15 anni. Una volta lo avevo ringraziato per essere venuto a dire la sua verità sul famoso gol-non gol di Muntari che aveva negato un probabile scudetto al Milan. Gli chiesi se avesse visto la palla dentro e lui rispose che no, ma che se anche l’avesse vista non sarebbe andato dall’arbitro a dargli una mano. Un putiferio, tutti maestrini: “Il capitano della Nazionale non può mentire”. “L’ipocrisia dominante mi fa orrore”, gli scrissi. Finì lì. […] La clandestinità della storia è durata pochissimo, neanche tre mesi. Entrambi vivevamo una profonda crisi. Ci siamo incontrati in un momento emotivo simile, e ci siamo trovati".

Ilaria D'Amico: "Per andare in discoteca, somministrai un sonnifero a mia madre"

La giornalista ha parlato anche della sua adolescenza. Pur di andare in discoteca, somministrò del sonnifero a sua madre e al suo compagno: "Mia madre non voleva farmi andare in discoteca e così mi feci consigliare da un amico che studiava Farmacia il sonnifero giusto da mettere nel vino, una sera, per addormentare lei e il suo compagno. Dormirono fino a quando, sospettando di aver sbagliato il dosaggio e di averla combinata più grossa del previsto, non li svegliai io tornando a casa".

Ilaria D'Amico: "Ero terrorizzata dalle suore e invaghita del mio professore"

Ilaria D'Amico ha parlato anche della sua infanzia raccontando gli anni trascorsi in una scuola gestita da suore, da cui era terrorizzata: "Da bambina andavo a scuola dalle suore ed ero terrorizzata dalla madre superiora. A forza di vedermi rigettare ogni mattina, mia madre Antonia capì e mi cambiò di istituto". Infine, ha dichiarato che negli anni degli studi, si invaghì del suo professore di Lettere: "Ci aiutò a essere curiosi, a non farci suggerire dagli altri che cosa pensare, e a chiederci sempre il perché. L’ultimo giorno di scuola salimmo tutti sui banchi per salutarlo come nella scena finale dell’Attimo fuggente. Per lui ho provato un’attrazione che spinse mia madre, preoccupata, ad andarci a parlare. Un invaghimento letterario che solo un galantuomo equilibrato come lui avrebbe potuto ignorare".

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