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Perché i personaggi famosi stanno morendo tutti nel 2016?

Dall’inizio dell’anno sono morti già 466 personaggi famosi, da Primo Brown a Prince, da David Bowie a Umberto Eco, da Keith Emerson a Johan Cruijff. La domanda sociale è univoca: perché stanno morendo tutti nel 2016?
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La morte di Prince è solo l'ultima di una lunga scia di scomparse eccellenti nel 2016. E siamo solo ad aprile. Wikipedia conta già 466 morti famose contro le 642 dell'anno precedente e la domanda sociale che si rincorre da ieri pomeriggio, quando sugli smartphone scorrevano gli aggiornamenti sulla scomparsa del cantante di "Kiss" e "Purple Rain" è stata univoca: "Perché ci sono così tante morti nel 2016?".

Per un rapido sunto, abbiamo cominciato l'anno salutando il rapper dei Cor Veleno, Primo Brown, l'attrice Silvana Pampanini e il mito indiscusso della musica David Bowie. Sono scomparsi poi Alan Rickman, che i più hanno amato per il ruolo di Severus Piton in "Harry Potter", il regista italiano Ettore Scola, il percussionista brasiliano Nana Vasconcelos, il grande musicista Keith Emerson e, solo nel mese scorso, Riccardo Garrone, il campione Johan Cruijff, Umberto Eco e Paolo Poli. Oggi, sul Telegraph, si prova a discutere e a rispondere alla grande domanda sociale di questa prima parte dell'anno e sono emerse diverse affascinanti teorie.

Baby boomers, il boom delle nascite tra il '46 e il '64

Tra il 1946 e il 1964 ci fu un boom di nascite nel Nordamerica che contribuì ad un aumento demografico sensibile. Da qui il termine ‘baby boomer' per le persone nate in anni in cui, subito dopo la seconda guerra mondiale, il benessere economico e sociale favorì lo sviluppo della popolazione. Questo vuol dire che ci troviamo in un momento storico in cui c'è un'ampia fetta di persone che hanno superato la soglia dei cinquant'anni, un'età che è ad alto rischio per minacce quali cancro e problemi cardiaci. Tra i ‘baby boomers' molte delle star che ci hanno lasciato quest'anno, dallo stesso Prince nato nel 1958, a David Bowie nato nel 1947.

La vita ‘spericolata' degli artisti

A fare il paio con l'età avanzata degli artisti scomparsi, anche lo status di ‘rockstar' e ‘celebrities' che fa molto spesso il paio con una vita sregolata e dissoluta, di quelle "vite fatte così" per dirla con le parole di Vasco Rossi. Solo per citare alcuni esempi, quello ancora di David Bowie, che a metà degli anni '70 passò uno dei periodi più cupi e difficili della sua vita di artista, ossessionato da droghe pesanti ed alcool. Vanity, cantante ed ex compagna di Prince, morta per una tragica circostanza due mesi fa all'età di 57 anni, è stata più volte ricoverata d'urgenza per overdose di crack.

Il necrologio attira il pubblico

"Il giornalismo consiste principalmente nel dire ‘Lord Jones è morto’ a persone che non hanno mai saputo che Lord Jones fosse vivo". La massima di Chesterton è geniale quanto empiricamente dimostrata: il necrologio sui giornali è la notizia che tira di più. La gente vuole sapere chi, e come, è morto anche se non ha mai conosciuto nulla sul suo conto. Scatta l'impatto emozionale, scatta la morbosa curiosità di sapere che un'esistenza nota ‘ai più' è cessata. Dulcis in fundo, si è notevolmente abbassata l'asticella di ciò che il pubblico percepisce come ‘celebrità': influencers, attori minori, concorrenti di reality e docu-fiction. Tutto fa brodo quando c'è un morto da "strillare".

I social media alterano la percezione di un evento

La morte di un personaggio famoso veniva annunciata quasi sempre alla radio, in un momento dedicato, una sorta di "necrologi on air". La notizia si gestiva in privato, al massimo argomento di discussione in famiglia o al pub, tra amici. Internet e soprattutto i social media, hanno rivoluzionato e sovvertito il concetto. Basta un secondo e la breaking news è ovunque, così come i tributi in tempo reale si moltiplicano. Da un post su Facebook ad un'immagine su instagram, da una canzone postata su Youtube (a proposito, avete fatto caso che di Prince non c'è traccia video sui social? Ecco perché) ad un hashtag in trending topic su twitter. Siamo più consapevoli, siamo più informati e, suona strano, siamo tutti diventati ‘beccamorti' del web.

Una strana coincidenza statistica

Il caso, la coincidenza, chissà quale fattore va ad incidere sulla morte di un personaggio famoso a cui segue, nella stessa settimana, un'altra e un'altra ancora. Il fattore "Ramsey", la maledizione che vuole una morte famosa ogni volta che il calciatore dell'Arsenal vada in gol, qui non la consideriamo, però risulta esserci un collegamento alquanto strano: tra il 1 e il 9 gennaio muoiono Primo Brown, Robert Stigwood, Bob Armstrong e Silvana Pampanini, tra il 10 e il 17 diciamo addio a David Bowie, Franco Citti e Alan Rickman, questi due nello stesso giorno. Poche settimane fa l'architetto Zaha Hadid è morta nella stessa settimana in cui è venuto a mancare il comico Robbie Colbert e soltanto il 20 aprile abbiamo annunciato la morte di Chyna, una delle wrestler più forti di sempre. Superstizioni? "Non è vero ma ci credo…"

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