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Pierdavide Carone orfano di Lucio Dalla

L’uno di fronte all’altro: a cantare, a comprendersi. Lucio Dalla è stato una guida, umana ed artistica, per Pierdavide Carone, che racconta il suo dolore per la morte del suo maestro.
A cura di Laura Balbi
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L'uno di fronte all'altro: a cantare, a comprendersi. Lucio Dalla è stato una guida, umana ed artistica, per Pierdavide Carone, che racconta il suo dolore per la morte del suo maestro.

“Era vivo, vivissimo, pieno di idee e di progetti.” Queste sono state le prime meste parole di Pierdavide Carone, appresa la notizia della morte di Lucio Dalla. Incredulità e voglia di chiudersi in un silenzio lungo un giorno “Spengo il telefono” aveva detto a suo padre. Pierdavide e Lucio erano stati sul palco di Sanremo per l’ultima volta insieme, appena 15 giorni fa. Maestro ed allievo, l’esperienza e i primi passi nel mondo della musica. Due facce della stessa medaglia che si sono ritrovati a condividere una stima artistica ed umana, interrotta da una notizia brusca, che suscita dolore e rabbia. Pierdavide Carone ha taciuto un giorno, oggi impugna carta e penna e decide di condividere il suo stato d’animo, non per altro per amore della musica, e per rispetto dei suoi tanti sostenitori.

Sono travolto e distrutto dal dolore. Oggi perdo un amico, e un insegnante di vita e di musica, che mi ha lanciato sul palco di Sanremo, dandomi la possibilità di amplificare l’idea del mio modo di fare canzone. Della sua famiglia non anagrafica io ero l’ultimo nascituro e della sua arte ne rappresento il canto del cigno. La consapevolezza che deriva da questo smuove in me le emozioni più agli antipodi che si possa immaginare. Sono convinto che ora ci sta guardando e si diverte da morire assieme agli altri coinquilini del Paradiso.

Il ricordo, la visione lieve del suo posto in Paradiso, guadagnato con la sua arte immortale, sapiente, spensierata.

 Ho un ricordo nella mente: era fine novembre del 2011. Dopo l’ennesima interpretazione del pezzo Nanì, venuta fuori con rabbiosa convinzione frutto della stanchezza, attorno all’una di notte, Dalla propose per telefono a Morandi la mia partecipazione a Sanremo, che si è materializzata.Ero nel suo studio di registrazione. Lucio mi aveva aperto la porta di casa sua, dopo avergli chiesto di dare uno sguardo ai testi ed alla musicalità dei brani del mio album Nanì e altri racconti. Alla fine mi ha aperto cuore ed ingegno, dandomi consigli, apportando delle correzioni all’album, sino a produrlo in prima persona con Bruno Mariani. Quanto è speciale un uomo che a 68 anni si mette a servizio di un giovane? Lui fu colpito dal brano Nanì, che ha promosso per l’Ariston perché diceva che gli ricordava la sua 4 marzo 1943. Dopo la collaborazione al Festival della Canzone italiana, dove ho avuto anche l’onore di interpretare con Lucio e Mads Langer il capolavoro napoletano Anema e Core, avrei avuto l’occasione di partecipare ad alcune tappe del suo Tour europeo, partito a Lucerna il 27 febbraio e fermatosi drammaticamente ieri a Montreux. Il 13 marzo mi aspettava il debutto all’Olympia di Parigi, poi il 19 saremmo stati insieme a Vienna ed il 30 a Berlino, ultima città del suo viaggio nel vecchio continente. Al ritorno dal suo tour, Dalla avrebbe partecipato ad alcune tappe del mio, interpretando assieme a me i pezzi Basta così e Nanì, canzoni del mio ultimo album. Tutto questo resta un sogno, un disegno vuoto. Ma dentro di me rimane la vitalità e la ricchezza di Lucio Dalla, che assieme a Fabrizio De Andrè e Rino Gaetano, costituisce il trio illuminante per la mia giovane carriera.

http://www.youtube.com/watch?v=RoYqk509lqo

La curiosità di Lucio Dalla, quella forma di intelligenza creativa verso le cose, nel suo approccio di accostarsi agli altri, e all’arte, che ha determinato la vicinanza a Pierdavide. La cesellatura esperta del suo essere artista nell’ultimo album di Carone Nanì e altri racconti. La scelta di proporsi a Sanremo insieme a lui, questa volta dirigendo l’orchestra con un tocco lieve, una contro voce di tanto in tanto, mai invasiva, lasciando la scena tutta a Pierdavide, permettendogli di raccogliere i frutti della sua semina su un palco così fiero. Un amico, un uomo, prima ancora che un artista, che prende per mano un ragazzo, alle prime armi con la musica e gli indica la strada da percorrere. Immagine di tenerezza, quasi d’altri tempi. La voglia di infondere in lui la passione per la musica napoletana, il duetto di Anema e Core, terreno inesplorato per l’artista di origini pugliesi. I progetti futuri, le idee, le collaborazioni che non sarebbero finite sul palco dell’Ariston. Pierdavide avrebbe seguito Lucio in Europa, era partito da 3 giorni. Ma d’improvviso ha lasciato la terra mentre era in Svizzera, intento a macinare sogni, emozioni, sorrisi ed arte.

Dalla ha passato una vita intera ad osservare le reazioni della gente alle cose della vita (bello e meno belle), la sua musica è testimone di quello che scrivo.

Una grande verità, Pierdavide Carone chiude il suo saluto per Lucio; le parole che è riuscito a tirar fuori in mezzo al dolore che si tiene ancora dentro. Avverte quanti erano in attesa della sua musica, e gli da un appuntamento futuro, impreciso ma comprensibile più d’ogni altra parola. La metà della sua grandezza è la sua aspirazione, mentre si avvicina il 4 marzo, quello della canzone, quello del suo compleanno e dei suoi funerali. Date e coincidenze incancellabili, ferme, come il pezzo di emozione che rimane di Lucio Dalla in Pierdavide, e forse in tutti noi.

Oggi resto senza parole e non penso a domani (oggi per chi legge), quando avrei dovuto aprire l’agenda dei mini live con i fan alla Saturn di Roma Lunghezza, al quale sarebbero dovuti seguire le tappe di Marcianise, Palermo e Milano. È tutto rinviato. Adesso Il dolore mi assale, con la canzone 4 marzo del 1943 che mi riecheggia nelle orecchie. E penso che se potrò rivivere metà della grandezza di Lucio Dalla, allora anche io riuscirò ad essere una persona migliore.

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