33 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Rocco Siffredi: “Mia sessualità la devo a mio padre, morta mamma corteggiava vedove”

E’ molto intima l’intervista a Repubblica nella quale Siffredi confessa il dolore in famiglia per la perdita del fratello e come i suoi abbiano scoperto facesse l’attore hard. C’è anche tempo per un commento su John Holmes, suo rivale: “Concentrato solo su se stesso. Non gli importava niente delle donne”.
A cura di Andrea Parrella
33 CONDIVISIONI
Immagine

Ha compiuto 50 anni poco più di due mesi fa, ma Rocco Siffredi resta, indiscutibilmente, il sinonimo più diretto del concetto di pornografia che si possa avere in Italia. Se c'era ulteriore bisogno di dimostrarlo, diciamo che l'attore hard pugliese, divenuto un vero e proprio simbolo che è andato oltre la praticità, facendo dell'hard uno stile di vita e colorandolo di un aspetto del tutto mentale e metaforico, un'intervista a Repubblica rilasciata negli ultimi giorni spiega maggiormente come siano stati i primi anni della sua vita, l'impostazione della sua famiglia e che rapporto questa avesse con il suo mestiere: "Ho scoperto la sessualità presto. A dieci anni già mi masturbavo. Purtroppo la finestra del bagno dava sul terrazzo dove mia madre stendeva i panni. Così un giorno apro gli occhi e vedo mamma che mi guarda. Sono rimasto chiuso in bagno per altre due ore, non avevo il coraggio di uscire. È stata lei a chiamarmi: “Hai finito? La pasta si fredda […] Mai detto che mestiere facessi a casa mia, non si parlava di sesso. Ho capito che lo sapevano scoprendo nel comodino di mia madre una rivista dove c’ero io. Sono stato io a scoprire lei. E allora lei m’insegue per casa, colpendomi con la rivista, e gridando: “Disgraziato, glielo metti davvero dentro?”. E io: No mamma, di lato…”. 

La morte del fratello, l'allegria familiare

Tuttavia non mancano gli aspetti più grigi, come la perdita del fratello a 12 anni, quando Rocco ne aveva solo 6; nonostante ciò, l'aria che si respirava in casa era più che allegra: "Una girandola di felicità e dolore. Avevo sei anni quando è morto mio fratello di dodici. Per anni mia madre ha continuato ad apparecchiare anche per lui. Per tutta la vita, lei e mio padre, sono andati ogni giorno al cimitero. Andavano in Vespa, anche d’inverno. Niente li fermava; pioggia, grandine, neve. Mia madre, piena di reumatismi, diceva: “Colpa di tuo padre, nemmeno la patente s’è riuscito a prendere". L'amore per la madre, di cui porta la fede, vicina a quella del suo matrimonio, è sempre stato viscerale, per quanto lui non si perda in questioni edipiche, riconducendo eventualmente le sue pulsioni sessuali alla madre: "la pulsione dell’uccello è staccata dall’amore per mia madre".

Il lavoro e l'eredità lasciata dal padre

L'intervistatrice passa poi a parlare del suo lavoro, citando confronti storici, come quello con il rivale immaginario di sempre John Holmes. Si parla di dimensioni e Siffredi fa un'ammissione, pur precisando un altro aspetto del personaggio: "Lui era uno yacht, io il suo tender. Con Holmes ci siamo incontrati solo una volta, sul set di Banana al cioccolato. Lui non riusciva a stare con Cicciolina, non gli piaceva. C’erano due fluffers, ragazze che devono provocare l’erezione, solo per lui. In generale lui è stato sempre uno concentrato solo su se stesso. Non gli importava niente delle donne". Infine la dichiarazione forse più affascinante, ma anche divertente, dell'intera intervista, quella in risposta alla domanda di chi si chiede da chi abbia ereditato la sua sessualità dirompente:

Da mio padre. Faceva il cantoniere, puliva strade. L’ispettore non lo trovava mai sul lavoro. Papà entrava nelle case quando i mariti erano a lavoro: “Scusi signora, ha un bicchiere d’acqua?”. Quando mia madre era in ospedale, in punto di morte, lui si mette a fare lo scemo con la vicina di letto, anche lei moribonda peraltro. E mia madre a me: “Portamelo via da qui, per favore, non me lo far vedere." […]Dopo la morte di mia madre, mio padre poteva fare quel che voleva. Ma tanto aveva desiderato rimanere solo, che non ha combinato niente. Tutte le vedove gli hanno detto di no. appena moriva un collega, lui si presentava a casa: condoglianze e proposta di matrimonio alla vedova. Era un pacchetto. L’unica che gli ha detto sì, è morta dopo una settimana. Si erano conosciuti ai giardinetti. Lui mi diceva orgoglioso: “Rocco, faccio tutto quello che fai te nei film, preciso preciso”.

33 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views