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Sabina Donadio: “Lamberto Sposini è lucidissimo ma non parla, è afasico”

L’ex compagna di Lamberto Sposini ha parlato dei gravi danni subiti dal giornalista a causa dell’emorragia cerebrale e del ritardo nei soccorsi. Non riesce ad esprimersi attraverso la parola, né tramite la scrittura. Sabina Donadio, inoltre, ha raccontato come la figlia Matilde scoprì che il padre era in coma.
A cura di Daniela Seclì
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Sono trascorsi quattro anni da quando Lamberto Sposini venne colpito da un'emorragia cerebrale. Sabina Donadio, ex compagna del giornalista, ha rilasciato un'intervista a Vanity Fair nella quale ha ripercorso quei drammatici momenti. Le condizioni di Sposini apparivano disperate. I medici parlavano di "coma irreversibile": "Se si è salvato è solo grazie al professor Maira, uno dei migliori neurochirurghi d’Italia, che da Firenze rientrò di corsa a Roma e lo operò al Gemelli. Diverse ore dopo l’emorragia, purtroppo: un ritardo imperdonabile che è agli atti nella nostra causa di risarcimento contro la Rai, perché ha procurato gravi danni". La Donadio, dunque, ha parlato delle condizioni attuali di Lamberto Sposini:

"Lamberto è lucidissimo, ma non parla. Un grumo di sangue del diametro di sette centimetri ha premuto quattro ore sull’area del linguaggio. Conseguenza: lui capisce tutto ed è in grado di legare, nella sua testa, il significato alla parola, però la parola non esce. Né a voce – dalla bocca viene fuori solo un suono – né in scrittura. Tecnicamente si chiama afasia. Fortunatamente ha una mimica facciale notevole: con gli occhi esprime tutto".

"Matilde ha saputo che suo padre era in coma dai compagni di scuola"

Dopo il malore di Lamberto Sposini, Sabina Donadio provò a proteggere la figlia Matilde evitando di metterla al corrente dell'accaduto. Purtroppo, però, fu tutto inutile.

"Avevo fatto lo sbaglio di non dirle subito che cosa era successo. Sono sempre stata una donna insicura e mi era preso il panico: non mi sentivo in grado di gestire nostra figlia da sola. L’avevo tenuta a casa tre giorni e, la mattina in cui era tornata in classe, tutti – preside, professori e allievi – erano stati avvisati del fatto che non era al corrente delle condizioni del padre. Ma il giorno stesso, quando andai a prenderla, la sua migliore amica mi disse che nell’intervallo i bambini di un’altra classe le avevano fatto il coretto: “Tuo padre è in coma, tuo padre è in coma”".

Così, Sabina fu costretta ad affrontare l'argomento con la figlia:

"Lei mi chiese: “Che cosa vuol dire coma? Che papà non si risveglia più? Che muore?”. Come risponde, una madre? Ovviamente cercai di tranquillizzarla, le dissi che sarebbe andato tutto bene. […] Oggi mi rendo conto che la mia fu incoscienza, la speranza folle di restituire a mia figlia suo padre. E a chi si trova a vivere quello che abbiamo vissuto noi voglio dire che il cammino è difficile – molto più difficile di quanto allora pensassi – ma che alla fine Lamberto si è svegliato davvero, anche se oggi è quello che io chiamo “un papà ammaccato”".

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