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Serena Grandi rimanda le nozze e ricorda l’arresto per droga: “Covo ancora tanta rabbia”

L’attrice spiega di aver rimandato il matrimonio con Luca Iacomoni per impegni teatrali e rievoca il momento vissuto nel 2003, quando passò mesi ai domiciliari con l’accusa di spaccio di droga, salvo poi essere scagionata: “Contro di me una macchina del fango, fu terribile”.
A cura di Valeria Morini
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Doveva sposarsi lo scorso 23 marzo con Luca Iacomoni. E invece, Serena Grandi ha deciso, a sorpresa di annullare la cerimonia. Niente paura: non c'è nessuna crisi in atto, ma semplici ragioni professionali che hanno spinto la coppia a rimandare il giorno del fatidico sì. Come ha raccontato in un'intervista a Oggi, l'attrice è impegnata in tour per tutta Italia con lo spettacolo teatrale "Molto rumore per nulla" di Shakespeare.

Io non volevo perdermi questa cosa a teatro. Poi, quando rimandi ti viene sempre meno voglia di farlo. Ma vorrei sposarmi all'estero. Al mare, magari lungo una spiaggia in Africa. Mentre Luca, toscano, preferirebbe in collina.

L'amore con Iacomoni, rassicura la Grandi, "Resiste perché io abito a Rimini, ci incontriamo solo al weekend o viaggiamo. Non c'è la quotidianità, noiosissima".

Il ricordo dell'arresto: "Una macchina del fango, fu terribile"

L'intervista ha toccato però anche un altro argomento, molto delicato. Serena Grandi ha rievocato il periodo più buio della vita, quando venne arrestata.

Dico spesso che il tempo cura le ferite, che non penso al passato, a quei 157 giorni del 2003 trascorsi agli arresti domiciliari, accusata di spaccio di coca e sfruttamento della prostituzione. Per essere poi scagionata, innocente, prima del processo. Ma non è così.

Coinvolta in una grande inchiesta denominata Cleopatra, l'attrice ammise che l'acquisto di stupefacenti in quantità minime era per uso personale e per riunioni di gruppo. Nel 2011, la Grandi sarebbe stata risarcita per detenzione ingiusta con 60mila euro. Di quel momento, però, conserva un ricordo doloroso, difficile da cancellare.

È stato terribile. Una macchina del fango. Non c'erano prove, non c'era nulla, hanno perquisito la mia abitazione senza trovare niente. Avevo un bambino in casa, mio figlio Edoardo. Avevo deciso di non fare più cinema per occuparmi di lui, tirarlo su senza un padre. E loro, invece, hanno preferito buttare fango sulla gente. Oggi sono tranquilla. Ma covo dentro la rabbia. Credo che il pubblico, in fondo, sapesse che ero innocente.

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