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10 anni dalla morte di Antonello Zara, il tronista gentiluomo di ‘Uomini e Donne’

Il 7 agosto 2008, sogni, speranze e progetti di Antonello Zara si sono sgretolati sull’asfalto di una strada di Porto Cervo. 31 anni, tanto è durata la sua vita, che pure lo ha sorpreso facendogli conquistare la fama nel 2003. Seduto sul trono di ‘Uomini e Donne’, ha scelto un percorso diverso da chi lo aveva preceduto alla corte di Maria De Filippi. Ha affrontato quel ruolo con modi garbati ed eleganti, ha rispettato le corteggiatrici e si è guadagnato l’affetto degli spettatori e il nomignolo di ‘tronista gentiluomo’.
A cura di Daniela Seclì
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Sono trascorsi 10 anni dalla morte di Antonello Zara, il giovane che aveva conquistato il pubblico di Canale5 vestendo i panni del tronista nella trasmissione ‘Uomini e Donne‘. Aveva 31 anni quando un'auto lo travolse, strappandolo a questa vita e dilaniando, in un battito di ciglia, anche l'esistenza dei suoi genitori. Ripercorriamo la storia di Antonello da quando era solo un bambino alla fama, fino alla tragica morte.

Antonello Zara era un bambino ricco di interessi

Antonello Zara è nato il 17 marzo del 1977, una benedizione nella vita di papà Valter e mamma Patrizia. Cresciuto nella pittoresca cornice di Verona, era un bambino curioso, ricco di interessi e amante dello sport. Era ancora piccolo, infatti, quando iniziò a giocare a calcio e a praticare judo. Nel 1997 conseguì il diploma in ragioneria. Ben presto iniziò a lavorare come informatore farmaceutico, ma il suo destino stava per cambiare.

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Il ruolo dell'anti-tronista a ‘Uomini e Donne'

Antonello Zara venne scelto tra tanti giovani per partecipare all'edizione 2003/2004 di ‘Uomini e Donne'. Vestì i panni del tronista eppure si distanziò notevolmente da chi l'aveva preceduto, tracciando un percorso tutto suo. Modi garbati ed eleganti, mai una parola fuori posto, rispettoso con le sue corteggiatrici. Così, si è guadagnato i nomignoli di "tronista gentiluomo" e "anti-tronista".

La scelta di Antonello Zara e il sì di Valentina Gioia

A contendersi Antonello Zara, rimasero le corteggiatrici Luana Di Bella e Valentina Gioia. Scelse quest'ultima, milanese dal carattere forte e di due anni più piccola di lui. Seduto sulla sedia rossa, le comunicò la sua decisione dicendosi pronto a conquistarla in caso di risposta negativa:

“Non ho mai voluto manifestare apertamente i miei sentimenti, perché sono riservato e perché non voglio essere ferito. Ora però sono pronto a fare la mia scelta. Sappi che, se la risposta dovesse essere un ‘no', farò di tutto per fare in modo che diventi un ‘sì'. Ho scelto te”.

Non fu necessario convincerla. Valentina Gioia rispose di sì. Si frequentarono e in principio sembrarono decisamente affiatati. Alla fine dell'estate 2004, però, comunicarono di essersi lasciati. Tra loro, tuttavia, nacque una bellissima amicizia che proseguì nonostante la fine della relazione.

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L'incidente che gli costò la vita

Antonello Zara amava il suo lavoro. La fama ottenuta grazie alla partecipazione a ‘Uomini e Donne' non gli impedì di continuare a svolgere il compito di informatore farmaceutico. Legatissimo ai suoi genitori, pochi mesi prima che la sua vicenda umana si interrompesse bruscamente, promise loro che presto gli avrebbe dato un nipotino. Speranze, sogni, progetti, si sgretolarono proprio nel momento in cui la vita dirompeva e la morte sembrava un problema distante, di poco conto. Una notte d'estate – il 7 agosto 2008 – Antonello era in vacanza in Sardegna. Stava rientrando a bordo del suo scooter, quando un'auto contromano e a velocità elevata lo investì. Mezz'ora dopo l'impatto, il tronista gentiluomo era già volato via.

La battaglia di papà Valter per avere giustizia

Quando Antonello ha chiuso gli occhi, è cominciata la battaglia di papà Valter. Il ventiduenne che ha investito Zara, infatti, se l'è cavata con una multa da 231 euro e un anno di reclusione con pena sospesa. Da allora il signor Zara chiede giustizia. In una recente intervista, rilasciata al tg ‘Studio Aperto' ha dichiarato:

"Sono dieci anni che mi faccio delle domande e nessuno mi ha mai risposto. Non ho mai visto in faccia chi ha ammazzato mio figlio. Non ha mai chiamato i soccorsi, poi la Polizia di Stato lo ha lasciato andare via perché era stanco dopo aver ammazzato mio figlio. […] Mai una parola, mai un biglietto, è stato molto crudele sia nell'investire mio figlio, sia nel modo di comportarsi. Bastava chiamare il 118 e forse mi sarei portato via Antonello in carrozzella. […] Quando tu tamponi e ammazzi contromano non è un incidente è un assassinio, è un delitto".

Nel 2012, nel parco dove Antonello Zara giocava da bambino, in piazza Marinai d'Italia a Verona, è stata posta una targa per ricordarlo. Balsamo per le ferite di Valter e Patrizia: "Nostro figlio giocava in questo parco quando era piccolo. Questa targa è un raggio di sole per noi dopo la delusione dataci dalla giustizia italiana".

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