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Ashley Judd: “Se non avessi abortito avrei dovuto crescere il bambino con l’uomo che mi ha stuprato”

Ashley Judd ha preso parte alla conferenza ‘Women in the World’. L’attrice ha raccontato la sua drammatica esperienza. È stata stuprata per tre volte e in un’occasione è rimasta incinta. Ha spiegato di essere grata di aver avuto la possibilità di ricorrere all’aborto per non vedersi costretta a condividere la genitorialità con il suo stupratore.
A cura di Daniela Seclì
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Giovedì 11 aprile, Ashley Judd ha preso parte alla conferenza ‘Women in the World‘ che si è tenuta a New York. La Georgia sostiene la legge anti-aborto secondo la quale è illegale procedere all'interruzione di gravidanza non appena si può rilevare il battito cardiaco del feto. Dunque, il tempo entro il quale una donna può scegliere se tenere o meno il bebè, si riduce da 20 a 6 settimane. Ashley Judd ha manifestato il suo dissenso sottolineando quanto sia importante per una donna poter decidere cosa fare con il suo corpo.

L'attrice è stata vittima di violenza per tre volte

Ashley Judd non ha mai nascosto il suo doloroso passato. L'attrice, che è stata tra le prime a far sentire la sua voce nel caso Harvey Weinstein, ha dichiarato di essere stata vittima di violenza per ben tre volte. Conosce bene, dunque, il trauma fisico ed emotivo che un evento del genere può causare in una donna: "Mi piacerebbe parlare della mia esperienza personale con l'aborto perché, come tutti sapete, sono sopravvissuta a tre stupri". In uno di quei casi, rimase incinta.

Ashley Judd a favore dell'aborto

Ashley Judd ha spiegato che la possibilità di abortire è stata per lei fondamentale per non vedersi costretta a crescere il bambino insieme all'uomo che l'ha stuprata. Ritiene che ogni donna debba avere il diritto di scegliere cosa fare con il proprio corpo, perché ci sono situazioni troppo dolorose da poter incasellare in una legge:

"Una di quelle volte in cui sono stata stuprata sono rimasta incinta e sono grata di aver potuto avere accesso a un aborto legale e sicuro. Lo stupratore, che è del Kentucky come me e risiede nel Tennessee, avrebbe avuto il diritto di paternità in Kentucky e in Tennessee. Quindi, con le leggi di quegli Stati, avrei dovuto fare da genitore al bambino insieme al mio stupratore. Avere accesso all'aborto è stato importante per me. La democrazia inizia dalla propria pelle. Non si dovrebbero imporre delle leggi su ciò che scegliamo di fare con il nostro corpo".

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