1.629 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Bebe Vio: “Prima di Tokyo avevo perso 10 chili. Appena finivo le gare svenivo e vomitavo”

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Bebe Vio racconta i mesi di preparazione alle paralimpiadi di Tokyo. L’atleta, che ha rischiato un’ulteriore amputazione, ha parlato dei malesseri che seguivano le gare: “La scherma è uno sport di combattimento non puoi far vedere che stai male, dopo la gare mi portavano subito via perché vomitavo e svenivo” rivela la schermitrice.
A cura di Ilaria Costabile
1.629 CONDIVISIONI
Immagine

Bebe Vio è una delle atlete più note del panorama paralimpico nazionale. Una vera icona, una combattente, ma non sono mancati nel suo percorso momenti di cedimento e anche di paura. In una lunga ed intensa intervista rilasciata al Corriere della Sera, l'atleta ha parlato ovviamente della sua esperienza a Tokyo, per la quale ha temuto di non farcela a raggiungere gli obiettivi che si era prefissata, perché prima di partecipare alle paralimpiadi è stata davvero male.

I rischi prima di Tokyo 2020

Come ha già raccontato dopo la vittoria della medaglia d'oro, la sua partecipazione alle Paralimpiadi fino a poco tempo prima della partenza era stata messa a dura prova. Bebe Vio, infatti, era stata ricoverata rischiando l'amputazione, ma appena ha potuto è tornata ad allenarsi anche se non è stato così semplice come immaginava:

Sapevo che il mio corpo per rimettersi in pieno ha bisogno di tempo e invece, appena ho iniziato a tirare di scherma, ho forzato. E ho tirato una botta così forte che mi è quasi uscito il gomito… Un infortunio serio. A un certo punto pareva tutto finito. Quel braccio mi era completamente morto. Mi hanno detto: ‘In due settimane va amputato, poco più e sei morta, se continui così sei morta'. In pratica era come fosse tornata la malattia. Avevo perso dieci chili, il braccio con cui tiro era magro magro, svenivo e vomitavo. Così sono arrivata ai Giochi di Tokyo. Svenivo e vomitavo.

Fonte Instagram
Fonte Instagram

La sofferenza prima e dopo le gare

Un malessere che non è stato momentaneo, ma anzi, si è protratto per più di una volta anche durante gli allenamenti e dopo le gare di scherma che richiedono una certa forza fisica e una concentrazione incredibile. Vio racconta al Corriere che fino all'ultimo secondo resisteva per non mostrare la sua sofferenza:

Una gara di scherma è composta da alcuni match la mattina, altri al pomeriggio. Faticosissimi. Il mio corpo proprio non era in grado di reggerli, fisicamente. Durante un match l’adrenalina è talmente alta che non senti dolori ma appena finivo il match mi prendevano per la collottola del giubbetto elettrico e mi portavano via perché svenivo. Non potevamo far vedere che stavo male in gara. È uno sport di combattimento, non puoi dire al tuo avversario che stai male. Il gomito non c’era più, era gonfissimo, rosso, non riusciva a star fermo, tremavo tutto il tempo, piangevo

Fonte Instagram
Fonte Instagram

Il legame con la sua famiglia

Il supporto della famiglia non le è mai mancato, ma pur sapendo di essere sempre supportata, era consapevole del fatto che se avesse parlato con i suoi genitori della sofferenza provata non avrebbe continuato ad allenarsi e a raggiungere il suo obiettivo: "Mamma e papà andavano ogni due secondi dai miei allenatori a chiedere come stessi e loro dovevano fingere perché io non avrei mai interrotto la gara Se loro avessero saputo tutto mi avrebbero bloccata subito. Avevo bisogno di loro e dei miei fratelli. Sennò non ce l’avrei fatta". 

1.629 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views