Benigni: “Mia moglie è una benedizione, non riesco a immaginare una donna che non sia lei”
C’è un momento nel quale un individuo traccia un bilancio della propria esistenza: i grandi successi, le delusioni e l’amore, quello vero, forse l’unico. Nella vita di Roberto Benigni, genio del cinema italiano, quell’amore porta un sole nome: quello della moglie Nicoletta Braschi. Oggi 56enne, l’attrice è stata l’unica donna della quale il maestro si sia innamorato davvero. La conobbe nel 1983 sul set del film “Tu mi turbi”, per poi sposarla 8 anni dopo. Nicoletta è stata una costante nella vita di Roberto, oltre che la protagonista femminile di quasi tutti i suoi film.
È il suo ingresso nella mia vita, c'è un prima e dopo di lei – racconta a Vanity Fair – Nel prima, tutto era farsa: la commedia senza la presenza femminile è come una vita a metà, non la si può concepire. Da allora, abbiamo fatto tutto insieme come una compagnia teatrale, è stata sua l'idea di darci libertà producendo noi i nostri film. Mi ha dato verità. Mentre volavo, mi ha riportato con i piedi per terra, e io non riesco a immaginare un altro volto, un'altra presenza, un altro respiro che non sia lei. Per me è una benedizione. Lo è stata davvero.
Insieme sul set come nella vita, Benigni e la Braschi non si sono mai separati. Solo una volta l’attrice non lo accompagnò:
Solo una volta non mi seguì. Fu per un'influenza. Eravamo invitati da papa Giovanni Paolo II alla proiezione della Vita è bella in Vaticano. Qualche tempo prima per averlo chiamato "Wojtilaccio" finii in processo per oltraggio alla religione di stato e vilipendio, e fui condannato a pagare un milione di multa alla Santa Sede, ma lui neanche se lo ricordava. C'erano una quarantina di suore polacche elegantissime, qualche cardinale, pioveva, e quando lui arrivò in pantofole rosse, intorno si alzò come una ola divina. "E la moglie?", mi chiese. "Eravamo a Los Angeles e lì è rimasta, il medico le ha detto che stava talmente male da non poter rientrare, neanche l'avesse chiesto il Papa". Ero serio, scoppiò a ridere, poi finita la proiezione rimase in silenzio e mi disse: "Mi hai fatto piangere, c'è tutta la mia vita lì dentro.
La malattia di Massimo Troisi
Benigni ricorda l’amico Massimo Troisi, altro genio del cinema. Si conobbero sul set da giovanissimi e quell’alchimia sviluppatasi tra loro fece in modo che la morte di Massimo lasciasse un vuoto incolmabile nella vita dell’amico:
Aveva questo problema al cuore, e questo ticchettio che si sentiva sempre, quando eravamo insieme, e ti veniva voglia di abbracciarlo. Portava negli occhi un senso tragico, come se profondamente sapesse che la sua vita avrebbe avuto un termine inaspettato.