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Cesare Bocci e Daniela, la vita dopo l’ictus di lei: “Volevo morire, ma sono ancora qui”

Intervistati da Vanity Fair, l’attore de Il Commissario Montalbano e la compagna raccontano il dramma e la vita insieme dopo l’embolia post partum che ha colpito Daniela 16 anni fa. I medici dicevano che non avrebbe più camminato. Invece, dopo una lunghissima riabilitazione, le difficoltà con la figlia Mia (“Non potevo tenerla in braccio, quando mi sono ripresa lei non mi riconosceva più”) e un cancro diagnosticatole 6 anni fa, oggi è tornata a una vita pressoché normale: “So sciare, vado a cavallo, posso guidare. E sono ancora qui”.
A cura di Valeria Morini
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"Quando mi è successo questo volevo morire. Ma per fortuna Dio non mi ha ascoltata e sto ancora qua". A parlare è Daniela Spada, compagna di vita di Cesare Bocci, l'attore noto soprattutto per il ruolo di Mimì Augello nella fiction "Il commissario Montalbano". Il 1° aprile di 16 anni fa, Daniela venne colpita da un ictus port partum e rimase in coma per venti giorni, cui seguirono due mesi in neurologia e un periodo in una clinica di riabilitazione. Un'esperienza durissima che la coppia racconta in un libro autobiografico, "Pesce d’aprile", e in un'intervista appena rilasciata a Vanity Fair.

L'embolia colpì la compagna di Bocci una settimana dopo la nascita della loro figlia Mia, durante l'allattamento. Lui e la Spada raccontano la drammatica corsa in ospedale, i "vaffa" pronunciati contro i medici che pensavano fosse una crisi isterica ("Chiedevano se avessimo litigato, mi ripetevano ‘Nervosa la signora, eh?'", ricorda l'attore), la diagnosi implacabile: Daniela non avrebbe più camminato. E invece, dopo una lunga riabilitazione, oggi è tornata a fare tante cose. Riesce a camminare, seppur con l'aiuto di un appoggio e persino a sciare e ad andare a cavallo: "Certo, vado a spazzaneve e cavalco al passo, però meglio di niente".

"Non siamo sposati, Cesare poteva curarmi perché famoso"

Nei ricordare quei terribili primi giorni, la Spada spiega anche come la notorietà del compagno gli abbia permesso di occuparsi di lei. La coppia non è unita da alcun vincolo matrimoniale.

Se Cesare non fosse stato famoso forse in ospedale nemmeno lo avrebbero fatto entrare: per la legge, lui per me non è nessuno.

Pur essendo un evento raro, l'embolia post parto può portare anche alla morte. Continua Daniela:

Uscita dal coma non ricordavo nulla, ero in uno stato totale d’incoscienza. A Cesare domandavo ‘ma come si sveglia la gamba? È addormentata, perché?'. Non capivo. Ma è stata una fortuna, perché non rendendomi conto della situazione cercavo di reagire. Molte cose le ho scoperte quando lui le ha scritte per il libro. Come la parte iniziale, quando al pronto soccorso pensavano che fossi solo agitata.

Il rapporto con la figlia: "Non potevo tenerla in braccio"

Oltre ai problemi di salute, la cosa più dura da affrontare è stata la difficoltà nel fare da mamma a Mia, che nei primi anni è praticamente cresciuta senza la madre:

Il rapporto con Mia all’inizio è stato difficile. Io non c’ero e non sapevo neanche di essere mamma. Quando Cesare mi ha portato la prima foto della bambina, in ospedale, io l'ho guardata e ho detto: “Bella, ma chi è?”. Nelle mie condizioni non potevo prendere mia figlia in braccio, cambiarla, consolarla, darle il latte.

Cesare era impegnato a occuparsi di Daniela e Mia è stata così affidata a una zia. Poi, quando la mamma ha iniziato a sentirsi meglio, è stata la bambina rifiutarla. "Chiedeva ‘chi sei? Io voglio papà'", spiega Bocci, che racconta come il problema è stato superato grazie al suggerimento del terapista:

Portammo Mia a letto e lasciai lei e la mamma da sole. La bambina non voleva, strillava, ma Daniela è rimasta, con le lacrime agli occhi, finché Mia non si è addormentata. Quello è stato il momento in cui si sono iniziate a conoscere.

Daniela: "Sei anni fa ho avuto anche un tumore"

Se la riabilitazione, grazie all'intervento del luminare austriaco Leopold Saltuari, procedeva bene, un nuovo dramma si è affacciato nella vita di Daniele:

Ci sono sempre io che sto più male, che ho più bisogno di cure. Soprattutto da quando, sei anni fa, ho avuto pure un tumore. Ma per fortuna, invece di risentirsi, Mia è attenta, premurosissima.

Oggi, Daniela Spada sta meglio ed è tornata a lavorare: fa la grafica ma anche la cuoca e gestisce una piccola scuola di cucina a Roma:

Non potendo uscire, per anni ho seguito tutti i programmi in tv e mi sono appassionata. Ho frequentato un paio di scuole, diplomandomi cuoca e pasticciera. Purtroppo per le decorazioni dei dolci non sono granché, ci vuole manualità, però le torte sono buone.

L'unico rammarico? Non poter seguire spesso Cesare Bocci sul set di "Il Commissario Montalbano": "In Sicilia ci sono stata una volta sola". Anche se è riuscita a prendere la patente per disabili, che per lei significa libertà.

Quando qualcuno occupa un posto per handicappati vado lì e chiedo “ce l’ha il permesso?”. Ogni tanto io stessa lascio libero il posto più vicino all’entrata: ma per qualcuno che sta sulla sedia a rotelle, mica per il furbo di turno. (…) Sono “diversa”, sì. Ma per fortuna sono, ancora qui.

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