Corona scrive una lettera dal carcere: “Ingiusta libertà negata, pronto a sacrificare la vita”
Fabrizio Corona continua la sua lotta dal carcere. L'ex re dei paparazzi ha deciso di rispondere alla negazione alla sua richiesta di affidamento in prova ad una comunità di recupero. Con un'accorata lettera inviata alla redazione di Verissimo, Corona ha spiegato il suo intento, facendo capire di essere pronto a combattere per vedere rispettati quelli che ritiene siano i suoi diritti. La redazione del contenitore in onda al sabato pomeriggio su Canale 5 riporta anche le parole della compagna di Corona, Silvia Provvedi, la quale in una conversazione telefonica con la conduttrice Silvia Toffanin ha espresso preoccupazione, parlando di un Corona che è "psicologicamente il solito combattivo, ma è molto scosso”.
La lettera di Fabrizio Corona a Verissimo
A seguire la lettera completa di Fabrizio Corona, inviata alla redazione di Verissimo, il programma condotto da Silvia Toffanin che tornerà in onda nei sabati pomeriggio di Canale 5:
Ciao Silvia,
Quello che mi hanno fatto questa volta è peggio di tutto quello che ho subito dal 2005.
Troppo lungo per spiegartelo in una lettera, spero di poterlo fare al più presto di persona.
Ora, per i miei principi e per insegnare a mio figlio che bisogna sempre lottare per l’ingiusta libertà negata, gli abusi di potere, le vendette e le vanità personali (che nulla hanno a che vedere con i procedimenti giuridici e la giustizia), sono disposto a sacrificare la mia vita. Sciopererò fino a quando non mi verrà fissata un’udienza nella quale verranno riconosciuti i miei diritti e la libertà che mi spetta.
Il giudice che mi ha assolto nelle motivazioni della sentenza già depositata e non letta dal magistrato di sorveglianza, dichiara che non sono un soggetto pericoloso, che non ho mai vissuto dei proventi dei reati e che non sono un delinquente professionale, anzi, che ho gestito bene la mia immagine.
Il magistrato di sorveglianza ha rigettato l’istanza senza aver letto niente di tutto quello che aveva richiesto (il giudice ndr), comprese le motivazioni della sentenza di giugno e comprese le motivazioni positive del carcere e di tutti gli operatori, dichiarando “scandalosamente” che sono un soggetto pericoloso e non merito -dopo un altro anno di galera- la libertà. Ovvero l’opposto del giudice.
Dove sta la verità? Sì io ho sbagliato, ma in passato, e ho già fatto il mio percorso per tornare libero, ma come dice Papa Francesco ‘Quando uno si macchia è difficile smacchiarsi’, specialmente per uno come me che è considerato il male assoluto, che deve essere eliminato per sempre.
Basta pregiudizi!!! Voglio tornare a fare il padre. Ne ho assolutamente diritto e mio figlio ha bisogno di me.
E io sono pronto a tutto, come sempre.
Stop allo sciopero della fame
Dopo un colloquio con i suoi avvocati, Antonella Calcaterra e Ivano Chiesa, l'ex fotografo dei vip ha deciso nella mattinata del 14 settembre di rinunciare a mettere in atto la protesta che aveva annunciato dopo la decisione del giudice della Sorveglianza di Milano, Beatrice Crosti, colpevole, secondo lui, di aver respinto la richiesta di essere affidato in prova a una comunità. Corona avrebbe cambiato idea dopo aver parlato anche con gli operatori del carcere di San Vittore, dove è detenuto, e avrebbe capito che uno sciopero della fame "non sarebbe una soluzione né funzionale, né utile e rispettosa" delle persone che si occupano di lui e degli altri detenuti. Corona, infatti, spiegano i due legali "non vuole mettere in difficoltà" i lavoratori che operano a San Vittore.
La scarcerazione di Corona respinta
Fabrizio Corona resta in carcere. Così ha deciso il giudice del tribunale di sorveglianza di Milano, Beatrice Crosti, che ha respinto la richiesta di affidamento in prova a una comunità avanzata dal legale dell'ex re dei paparazzi, Ivano Chiesa. E così il fotografo, in carcere a San Vittore dallo scorso ottobre per la vicenda dei 2,6 milioni di euro gli gli erano stati sequestrati, ha deciso di iniziare lo sciopero della fame per protestare contro la decisione del magistrato.