Cosa si prova quando si è in coma farmacologico? 18enne svela la sua esperienza
Lo scorso anno, si parlò tanto di Claire Wineland. La giovane, che allora aveva 17 anni, fece parlare di sé per lo straordinario coraggio con il quale affrontava la sua malattia – la fibrosi cistica. Con ottimismo aveva deciso di stare al fianco di chi viveva le sue stesse, dolorose difficoltà. Di recente, si è tornati a parlare di lei. La simpatica californiana, infatti, ha raccontato le sensazioni provate durante le due settimane di coma farmacologico, vissute cinque anni fa. Una misura che si era resa necessaria, dopo un'infezione che rischiava di ucciderla.
In un video ha raccontato ciò che ha provato in quei giorni. Alcune delle sue dichiarazioni sono state raccolte dal Daily Mail.
"Quando sei in coma sei ancora qui, sei cosciente di tutto ciò che ti accade attorno, ma lo percepisci attraverso quello strano filtro nel tuo cervello, influenzato dai medicinali. La realtà circostante diventa qualcosa di diverso, quando arriva alla tua coscienza".
Così, Claire che oggi ha 18 anni, mentre era in coma era certa di trovarsi in Alaska.
"Non sono mai stata in Alaska e non ho mai avuto alcun interesse particolare per quella terra. Ma da qualche parte, nel sonno, continuavo ad andare in Alaska. Vedevo alberi di pino e bellissimi panorami, c'era anche un piccolo cervo. Si gelava ma la cosa non mi dispiaceva".
Il mistero delle sensazioni da lei provate, è stato svelato nel momento in cui si è risvegliata. I dottori, infatti, le hanno spiegato di aver messo attorno al suo corpo, dei pacchetti di ghiaccio per mantenere bassa la sua temperatura.
"Avevo la febbre altissima per via di una brutta infezione e perciò avevano messo del ghiaccio tutto attorno a me. Così nel mio cervello sembra sia scattata l'associazione "ghiaccio" uguale "Alaska".
Inoltre, la giovane ha anche raccontato di aver sentito chiaramente tutto ciò che la sua matrigna e sua nonna le dicevano. Spesso le vedeva sedute con lei, in una capanna fatta di tronchi, dove spettegolavano su uno dei membri della famiglia. È molto probabile che la conversazione sia veramente avvenuta tra le due donne e nella sua mente sia diventato un momento di chiacchiere, che vedeva inclusa anche lei.
"Nella mia testa stavamo spettegolando e io lo stavo facendo con loro. Ricordo chiaramente di aver anche risposto a ciò che dicevano. Ma nella realtà chiaramente non l'ho fatto, perché ero in coma. Oggi mi fa sentire confusa, ripensare che è stata una chiacchierata che è avvenuta solo nella mia mente".
"Quando ero in coma, le voci delle persone attorno a me influenzavano il mio umore"
La ragazza ha anche svelato che le voci delle persone che parlavano vicino al suo letto, influenzavano profondamente il suo umore e il dialogo interiore. Quando erano sua madre o suo padre a parlare, vedeva bellissimi panorami e si sentiva rassicurata. Le cose cambiavano quando sentiva le voci di sconosciuti. In quel momento si sentiva smarrita.
"Quando c'erano persone che a malapena conoscevo, era strano. Non riuscivo a comprendere dove fossi e mi sentivo persa. Mi sono chiesta quanto le persone attorno a noi ci influenzino anche nella vita "reale", quando non siamo sotto effetto di farmaci".
Ha elaborato, infine, una sua idea sul coma:
"Essere in coma è come vivere una versione più intensa e amplificata dei tuoi sogni. Ti fa conoscere tanto su te stesso. Per prima cosa, ho scoperto che amo l'Alaska e poi, ora so a chi voglio bene veramente e come le nostre menti possano essere manipolate con facilità".