“Ecco cosa accadde a Buckingham Palace la notte in cui morì Lady Diana”
In un libro di memorie che promette di raccontare tutta la verità nascosta dietro le mura di Buckingham Palace, Dickie Arbiter riporta che cosa accadde davvero all’interno del palazzo reale inglese nella notte in cui morì Lady Diana. Arbiter è stato il portavoce della Regina Elisabetta fino al 2000, l’uomo che visse da vicino i terribili istanti successivi allo schianto della Principessa triste a Parigi e che oggi ha scelto di raccontarlo. Anche lui conosceva Diana ed era a conoscenza dei dettagli più intimi della sua relazione ormai naufragata con Carlo. Al Daily Mail, l’uomo racconta oggi quello che i sudditi inglesi e con loro il resto del mondo non sapevano ancora circa la vita e la morte di Diana. Il suo racconto parte dai giorni precedenti la scelta della Principessa di andare in Francia insieme a Dodi Al Fayed, suo ultimo amore:
Una macchina si avvicinò mentre camminavo lungo la strada privata che conduce a Kensington Palace. Il finestrino del conducente scivolò giù mentre il veicolo rallentava e mi resi conto che si trattava di Diana. Lei sorrise e fece un gesto come faceva sempre. Sembrava felice. Sapevo che si sarebbe diretta verso il Sud della Francia a breve. Era appena stata in vacanza lì con i suoi ragazzi, ma ora che erano in Scozia con il resto della famiglia reale, aveva intenzione di ritornare su invito del suo amico, Dodi Al Fayed. Erano nel bel mezzo di una breve storia d'amore estiva, un semplice flirt, ma ero contento di sapere che lei non sarebbe stata da sola per il resto delle vacanze. Due settimane dopo, il ricordo di quello scambio ravvicinato con la principessa mi ha annebbiato il cervello, trafitto dalle immagini televisive in diretta di una macchina con le lamiere contorte, distrutta nella notte a causa di un incidente in una galleria di Parigi.
Nelle ore immediatamente successive all’incidente, solo in pochi erano a conoscenza del fatto che Diana era già morta. Lo staff della Casa Reale continuava a credere e sperare che fosse viva:
Paul Burrell, maggiordomo di Diana, continuava a correre singhiozzando nell'appartamento di Kensington Palace. Cercavamo aggiornamenti. Poi poco dopo le 3, il telefono ha squillato. Era Penny Russell-Smith, il segretario del Palazzo. “È' morta”, fu tutto quello che disse. Feci la doccia, mi vestii e uscii dall'ufficio. La realtà cominciava a piombarmi addosso e io avvertivo il senso della perdita. Conoscevo Diana da 17 anni. Abbiamo trascorso ore e ore in compagnia l'uno dell'altro, a bordo di aerei e negli alberghi. Avevamo riso tanto e avevamo avuto anche differenze occasionali di opinione. Negli anni avevo lavorato come portavoce per lei e il principe Carlo. Momenti difficili, superati di gran lunga da quelli felici. Come poteva essere morta? E' stato così profondamente sconvolgente che a malapena sopportavo di guardare quelle immagini terribili in TV.
L’uomo commenta poi la decisione del Palazzo di non issare immediatamente la bandiera a mezz’asta. Quella notte, Elisabetta non era a Buckingham Palace e una decisione tanto di rilievo sarebbe spettata unicamente a lei. I sudditi non gradirono la lentezza con la quale Elisabetta scelse di manifestare pubblicamente il suo dolore per il lutto. La bandiera a mezz’asta fu issata solo ore dopo la tragedia ma la Regina non l’avrebbe fatto per manifestare il suo dissenso nei confronti di quell’ex nuora ingestibile:
Noi, naturalmente, sapevamo come stavano le cose. La regina e la sua famiglia volevano affrontare la tragedia in modo privato. La principale preoccupazione di Sua Maestà era proteggere i principi William e Harry dal bagliore dei riflettori dei media, e dal numero senza precedenti di persone in lutto che stavano inondando Londra. Ma sulla scia della pubblicità negativa che circondava il divorzio del Galles, la decisione di rimanere in Scozia con i ragazzi è stata vista come inadeguata in alcuni ambienti.
Qualche ora dopo, la Regina avrebbe parlato pubblicamente all’intera nazione con quell’unico messaggio mandato in onda in diretta tv nel quale, sebbene altera e controllata come al solito, si diceva infinitamente triste per quanto accaduto alla madre dei suoi due nipoti. Furono momenti duri quelli per Elisabetta che temeva di aver perso parte dell’affetto del suo popolo per non essersi esposta prima. Arbiter racconta che proprio in lui la Regina cercò rassicurazione, fino al momento in cui tornata a Buckingham Palace si accorse che i suoi sudditi l’avevano già perdonata.