Edoardo Raspelli: “Avevo 14 anni quando in sei mi violentarono, ero in un collegio”
Edoardo Raspelli, il noto critico gastronomico, ha fatto un bilancio della sua vita parlando a "Cronaca Vera" di qualcosa che non aveva mai raccontato a nessuno, almeno pubblicamente. "Un ricordo brutto e terribile, tornato alla mia mente ora che sto attraversando la vecchiaia". Il critico gastronomico ha rivelato di essere stato violentato quando aveva 14 anni, giovanissimo mentre era in vacanza in un collegio di Chiavari. Ad abusare di lui, sei coetanei che fecero irruzione nella sua stanza, lo immobilizzarono e poi gli tirarono giù i pantaloni.
La testimonianza di Edoardo Raspelli
Edoardo Raspelli parla di questo ricordo come qualcosa di "terribile" e "indelebile", qualcosa che è sempre stato fuori dalla sua memoria come se avesse avuto un blackout. È lucido Raspelli nel ricordarlo: "Quasi come se ci fosse stato un file cancellato per quarant'anni e adesso è tornato leggibile". Il giornalista racconta così la sua vicenda:
Era estate, vacanze in un collegio con altri ragazzi a Chiavari. Quasi un castello in cui ogni studente aveva una stanza. Io ero nella mia. Un pomeriggio mi assalirono in sei mentre io stavo riposando sul letto nella mia camera. In quattro mi bloccarono, gli altri mi tirarono giù i pantaloni. Mi violentarono.
Edoardo Raspelli non ne ha mai fatto parola con nessuno, né con suo padre Giuseppe, "uomo perbene e rigoroso: fascista convinto", e neanche con sua madre Carla, "donna sportiva e moderna: gareggiava in bicicletta prima della guerra e primeggiava nella scherma". Edoardo Raspelli ne parla solo adesso perché "sento il peso della vita che corre: muore gente che conosci, un bimbo a cui facevi da padrino, un amico caro. E il file, chissà perché, torna leggibile".
La carriera di Edoardo Raspelli
Edoardo Raspelli ha conosciuto la popolarità grazie alla sua professione di critico gastronomico e delle sue trasmissioni televisive, ma ha un passato come cronista di "nera". Ha lavorato a Milano negli anni '70 raccontando il "delitto della Cattolica", il suo primo articolo sul caso ancora irrisolto dell'uccisione di Simonetta Ferrero, una studentessa ventiseienne ammazzata con trentatré coltellate nel bagno dell'università. Tra le date indelebili della sua vita, anche il 17 maggio 1972: "Fui il primo giornalista ad arrivare in via Cherubini, avevano appena sparato al commissario Luigi Calabresi".