Fabio Basile e la fidanzata Sofia Petitto, solo la lontananza da lei lo mette KO
È la 18enne Sofia Petitto l’unica in grado di mettere al tappeto Fabio Basile, 200esimo campione olimpico italiano. L’atleta torinese si è aggiudicato la medaglia d’oro contro il sudcoreano An, ed è diventato il primo campione olimpico italiano nel corso delle Olimpiadi di Rio 2016. Caporal maggiore dell’esercito 21enne, Fabio condivide sui social la sua vita da ragazzo normale. Amante dello sport, della vita all’aria aperta e della disciplina che gli ha consentito di diventare un campione, ha un unico punto debole: la fidanzata Sofia, anche lei judoka, della quale è gelosissimo.
È a lei che Fabio si è rivolto su Instagram poco prima di vincere la medaglia d’oro: “Mi manchi cucciola”. Sì perché Sofia non è a Rio a festeggiare la vittoria del suo campione, ma da casa ha fatto in modo di fargli arrivare tutto il suo sostegno.
Sofia dopo la vittoria di Basile: “Ce l’hai fatta, amore mio”
Giovanissima atleta, anche Sofia è una judoka che promette bene. Nel 2015 si è classificata al secondo posto nei Mondiali cadetti di judo. Bella, bionda e atletica, condivide sui social numerose foto romantiche scattate insieme al suo fidanzato. È per lui che ha scritto la dedica più dolce subito dopo l’impresa di Basile:
Sei stato l'unico ad averci sempre creduto nonostante tutto! Ce l'hai fatta amore mio…. sono veramente senza parole, solo un grazie immenso per tutte le emozioni indescrivibili che mi hai regalato. Ti amo, campione olimpico.
Basile ha vinto la 200esima medaglia d’oro italiana alle Olimpiadi. Grazie a lui il judo italiano è salito sul tetto del mondo ma, dopo l’impresa, è a Sofia che si è rivolto:
Sono un ragazzo solitario, a me piace stare tranquillo e in serenità con le persone che mi vogliono bene. Non mi piace stare con tutti, non sto a mio agio. Sto con poche persone: il mio migliore amico, la mia ragazza Sofia, i miei genitori, i miei nonni, qualche mio amico ma non conoscenti. Io sex symbol? Pensa la mia ragazza. È stato un anno allucinante. Lo sapete che solo un anno fa non ero neanche nel ranking mondiale? Mi stavo bruciando. Ma sono riuscito a trasformare la sofferenza e il dolore in armi da usare sul tappeto contro i miei avversari. In tanti mi dicevano di smettere, che non sarei mai diventato un campione: ecco, questa medaglia la dedico anche a loro.