Fabiola Sciabbarrasi: “Troppi commenti su Pino Daniele. Non ho avuto il tempo di dirgli tante cose”
Fabiola Sciabbarasi racconta il lungo amore per Pino Daniele, in un libro – "Resta l’amore intorno" – che arriva a cinque anni di distanza dalla morte del cantautore napoletano. Un amore lungo 25 anni, coronato da un matrimonio celebrato nel 2004 e dalla nascita di tre figli (Sara, 23 anni, Sofia, 18, e Francesco, 13), purtroppo finito circa un anno prima della scomparsa di Daniele, ma mai dimenticato. "Mi sono innamorata di Pino senza una ragione, per incanto. E poi, all’improvviso, l’ho perso due volte", ha spiegato la Sciabbarasi a Vanity Fair, svelando le sue ragioni dietro la scelta di mettere per iscritto la loro storia, in un volume le cui vendite saranno devolute alla fondazione no profit Pino Daniele Forever.
Dopo la morte di Pino ci sono stati troppi commenti, troppe interpretazioni, avevo paura si fosse spostata l’attenzione da ciò che conta davvero. Pino è stato un grande artista, un ottimo papà, un buon marito. Pino amava innamorarsi delle cose semplici, aveva un bellissimo sorriso. Ho voluto quindi riavvolgere il nastro, tornare indietro nel tempo, ricordando le giornate belle, quelle brutte. Oggi so che un epilogo tragico non significa per forza fine di tutto. Resta l’amore intorno.
La morte di Pino Daniele
Era il 4 gennaio 2015, quando Pino Daniele ci lasciava per un infarto improvviso. Inutili i soccorsi: il cantante non riuscì ad arrivare ai 60 anni, che avrebbe compiuto a marzo. Un lutto immenso per la musica italiana e per Napoli, che lasciò Fabiola Sciabbarasi sconvolta, malgrado si fossero separati e lui stesse già con una nuova compagna, Amanda Bonini. Grande il rimpianto di Fabiola, che da quel momento ha "iniziato a vivere sospesa, spezzata", ancora infastidita per la fine della loro storia: "Quando è successo il disastro e l’ho perso per la seconda volta, erano ancora troppe le cose tra di noi non dette, non chiarite. Non abbiamo avuto tempo".
Un amore nato grazie a Massimo Troisi
L'amore era nato un quarto di secolo prima, quando si conobbero a casa di Massimo Troisi. Entrambi erano sposati (lui (con Dorina Giangrande, madre dei suoi figli Alessandro e Cristina) e la Sciabbarasi si sentiva una persona "Schiva, chiusa nel mio scrigno. Una ragazzona che non si riconosceva in un corpo da modella". Il sentimento sbocciò poco a poco:
Il mio primo matrimonio era già crollato, il lavoro era il mio unico obiettivo. Massimo è stato il nostro Cupido d’eccezione. Quella sera mi telefonò: “Organizzo una cena da me, tra amici. Dai, vieni anche tu. C’è anche quel mio amico napoletano che scrive le musiche dei miei film”. Io non avevo molta voglia, mi sono presentata in ritardo, in tuta. Quando ho visto Pino ho avuto subito la percezione di incontrare un’anima simile. Ma non è stato un colpo di fulmine. Io ero ancora sposata, lui pure. Ha iniziato a scrivermi spesso, siamo diventati amici, aveva saputo cogliere l’essenza della mia indole. Ero preoccupata per l’evoluzione del nostro rapporto, non volevo destreggiarmi in situazioni poco chiare, essere solo una di passaggio.
La rinascita
Fabiola descrive Pino Daniele come un grande marito e padre ("Gelosissimo con le figlie femmine, un grande compagno di risate (…) Non voleva mai che Sara, la più grande, uscisse. Io dovevo fare quella più morbida, quella buona"), un genio "totalizzante" e "pronto a implodere e poi ad esplodere". Dopo la sua morte, ha avuto un periodo di dolore, persino di rifiuto della musica da lui creata: "Dopo la sua scomparsa, non sono più riuscita ad ascoltarle per anni. Se capitava un suo brano in radio, spegnevo subito. Non sono andata ai concerti degli amici che lo ricordavano". Non parla della sua vita di oggi, Fabiola (pare che sia legata al nutrizionista ed ex gieffino Luca Di Tolla), ma solo del bellissimo ricordo di colui che "È stato e resta l’uomo più importante dei miei primi 50 anni". E di un dolore che è riuscita a superare da sola, con le sue forze.
Piano piano ho trovato la strada, senza l’aiuto di terapisti. In molti mi avevano consigliato di farmi aiutare, di andare in analisi, ma ho detto di no. Ho sempre pensato fosse una cosa mia, dovevo farcela da sola, con i miei tempi.