Fabrizio Corona e il mistero della parola “Adalet”: la ricerca della Giustizia diffusa come un mantra
"Continuiamo a combattere per la libertà…di espressione e di parola, opponendoci alla dittatura di un governo ingiusto". Da quando può utilizzare senza limitazioni i social network, Fabrizio Corona è partito in quarta con un hashtag misterioso e dal sapore rivoluzionario. È #Adalet, un messaggio che viene praticamente accompagnato ad ogni sua fotografia e che i più faciloni hanno finito per anagrammarlo al contrario.
La Adalet turca, la marcia per la Giustizia
Non c'è nessun riferimento sessuale in "Adalet", è solo il termine turco che si utilizza per la parola "Giustizia". È un chiaro riferimento alla storia processuale di Fabrizio Corona e al suo vissuto. Un ideale tutto nuovo per il contestato ed eclettico ex agente fotografico, autoproclamatosi in televisione "eroe nazionale", che prova ad invocare anche in questo mondo la "giustizia" tanto cercata. Nel 2017, il termine lo abbiamo conosciuto per i fatti in Turchia, quando la Adalet Yürüyüsü, letteralmente la Marcia per la Giustizia, protestava contro Recep Tayyip Erdoğan, ormai primo ministro da tre mandati consecutivi, il cui Governo è sopravvissuto anche a un colpo di Stato. Proprio quella marcia arrivava a pochi giorni da quel golpe miseramente fallito.
Fabrizio Corona e Gianni, la spalla perfetta
E da quando è finita ogni restrizione, Fabrizio Corona è riuscito non solo nell'impresa di far parlare di sé per un hashtag legato al movimento turco, invocando quindi "giustizia" in altro modo, ma soprattutto per aver inventato una spalla comica dai tempi perfetti per il social network che parla con immagini e stories. Su Instagram, Corona ha tirato fuori dal cilindro Gianni Bernardo, il suo autista e assistente personale, diventato oggi un vero e proprio personaggio pubblico che può contare sulla forza di quasi 40mila follower (e la cifra è in aumento costante). Il siparietto è sempre lo stesso: Fabrizio urla il nome di Gianni, la telecamera si sposta su di lui a sorprendere la sua reazione. Un gioco tra "capo" e "sottoposto", tra vessazioni continue recitate a tavolino che talvolta vanno anche a capovolgersi, come quando è stato Gianni per una volta a indossare i panni di Fabrizio Corona.