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Fabrizio Corona, il 23 aprile i giudici decideranno sulla sua scarcerazione

Il 10 aprile, Costanzo Gala – primario dell’ospedale San Paolo di Milano – ha depositato la relazione redatta sulle condizioni psicologiche e psichiatriche di Fabrizio Corona. Verrà discussa nell’udienza del 23 aprile. I giudici, poi, decideranno se l’ex re dei paparazzi potrà scontare il resto della pena in comunità.
A cura di Daniela Seclì
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Il 23 aprile è ormai alle porte e per Fabrizio Corona sarà una data molto importante. Il 26 gennaio scorso, infatti, il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta degli avvocati di Fabrizio Corona – Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra – che hanno reputato necessaria una perizia psichiatrica che dimostrasse le condizioni del loro assistito. I giudici della Sorveglianza  – il presidente Marina Corti, e la relatrice Beatrice Crosti – hanno affidato tale compito a Costanzo Gala, primario dell’ospedale San Paolo di Milano.

Il termine fissato per la consegna della relazione scadeva il 10 aprile. Nel corso degli ultimi due mesi, lo psichiatra si è recato nel carcere di Opera dove ha incontrato Corona e ha valutato quali siano le sue reali condizioni psicologiche e psichiatriche. La perizia verrà discussa nell'udienza del 23 aprile. Quel giorno si deciderà, quindi, la possibilità di scarcerare l'uomo detenuto da ormai due anni. Una richiesta avanzata dai legali dopo la relazione psichiatrica redatta da Riccardo Pettorossi, che evidenziava in Corona una forte depressione, con ansia e attacchi di panico. In caso di esito positivo, Corona – sempre in regime detentivo – sconterà il resto della pena in una comunità. Nei mesi scorsi, più volte Don Mazzi ha dato la sua disponibilità ad accoglierlo.

"Non voglio nemmeno pensare che la richiesta non venga accettata. Ho visto Fabrizio di recente. Ha attraversato un mare in tempesta. Non sta bene. La magistratura lo ha trasformato in un “caso” chissà per quali motivi. Non è un terrorista, non è un mafioso. Si sta facendo la galera per un reato morale. La magistratura è scivolata su una banalità. Io sono incazzato. Nella mia comunità ho ospitato Erika De Nardo, che ha ucciso madre e fratellino. Per il duplice omicidio è stata condannata a sedici anni. Due in più di quelli comminati a Corona, che era stato condannato a quattordici anni, ora commutati a nove anni e otto mesi".

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