Per Fabrizio Corona altro che grazia, 1 anno e 3 mesi in più di carcere
Non bastano gli appelli di fan anche speciali come Adriano Celentano, perché Fabrizio Corona dovrà restare in carcere per un anno e tre mesi in più. Lo ha stabilito il giudice del tribunale di Lanciano, Francesco Marino che ha definito, su richiesta del procuratore Francesco Menditto, nuove applicazioni di pena per i reati di falso e corruzione dopo il riconoscimento della Corte d'Appello di Lisbona, in Portogallo, dove l'ex re dei paparazzi fu arrestato. Adesso, quindi, con la nuova applicazione delle pene si passa da 7 anni e 3 mesi di reclusione ad 8 anni, 8 mesi e 17 giorni.
Competente su tutti i procedimenti di Fabrizio Corona, è adesso dunque il tribunale di Lanciano che aveva emesso ultima condanna contro il fotografo dei vip, il 21 gennaio scorso, a 3 mesi e 10 giorni di arresto, convertiti in 25mila euro per la violazione degli obblighi di sorveglianza speciale del tribunale di Milano, in quanto tenne una serata spettacolo in un bar di Lanciano, il 5 ottobre 2012, senza autorizzazione. L'avvocato Ivano Chiesa di Monza, chiese lo scorso giugno al Tribunale di Lanciano di non riconoscere come definitiva la pena a 2 anni e 10 mesi per spaccio di banconote false, istanza rigettata. L'eventuale sconto avrebbe consentito a Fabrizio Corona di vedersi abbassate le pene complessive fino a 4 anni, con la possibilità di uscire dal carcere e avere l'affidamento in prova.
"Il carcere mi sta mangiando vivo"
In un'intervista a "Virus – Il contagio delle idee", Fabrizio Corona aveva già anticipato come le condizioni cui era costretto a vivere nel carcere, lo stavano riducendo ad uno stato psicofisico pericoloso. Nella trasmissione condotta Nicola Porro, aveva anche rivelato di essere intenzionato a richiedere la grazia al Presidente Napolitano, sulla spinta dell'attenzione alta dell'opinione pubblica dopo l'appello di Adriano Celentano. "Oggi non sto più bene", esordiva così Corona, "non riesco a star su, sono crollato".
Sa che significa stare 24 ore al giorno chiuso in una cella di tre metri quadrati con un’altra persona? Nemmeno dalla finestra si vede niente, la grata è troppo fitta. Mentre la tv parla di un mondo che cambia sempre più veloce e che io già non conosco più. È cambiato tutto. Io non avevo mai messo in conto sul serio di poter finire in carcere. Ho sempre agito con la convinzione di non fare alcun reato. Non ho mai pensato che i miei comportamenti erano contro la legge. Malgrado ciò, per un anno e mezzo, sono andato avanti, rispettando tutte le regole durissime di quest’istituto, convinto di poter accedere presto, secondo la legge, ai benefici carcerari.
Così non è andata:
Quando, invece, è stata rigettata la mia istanza per l’affidamento terapeutico, ho scoperto di avere un’aggravante cioè il reato ostativo come se fossi un boss mafioso e che quindi non posso curarmi e proseguire il mio percorso riabilitativo, sono caduto in un malessere da cui non riesco a riprendermi. Sto male. Non mi vergogno a dirlo. Non ho più paura di far sapere chi sono veramente. Il carcere mi sta mangiando vivo