Francesco Facchinetti: “Sì, sono raccomandato ma i genitori non devono viziare i figli”
In un'intervista rilasciata al settimanale Nuovo, Francesco Facchinetti ha raccontato quanto possa essere nocivo avere dei genitori troppo protettivi:
“Se i ragazzi di oggi sono viziati e mancano di spirito d’iniziativa, la colpa è da ricercare anche nelle famiglie che li hanno educati a troppe comodità. È una cosa che capita in quelle benestanti, ma anche in quelle modeste. Se i figli vengono fatti crescere nella bambagia, non combineranno mai niente nella vita".
Secondo Facchinetti, occorre essere amorevoli con i propri figli senza però viziarli:
"L’arma vincente con i figli è l’amore. Però bisogna fare attenzione, perché amare non significa assecondare ogni vizio è concedere tutto quello che i figli chiedono. Vuol dire ascoltare il proprio bambino e capirne le esigenze, comprendere quando è il momento di trattenerlo e quando, invece, è giusto lasciarlo andare. Io, per esempio, sono stato un ragazzo molto a rischio e devo a mia madre quello che sono oggi".
Così, ha raccontato come sua madre lo abbia cresciuto dandogli sempre un esempio da seguire e non semplici regole:
"La mia infanzia è stata molto diversa da come potete immaginare. Mia madre era una hippy, io sono cresciuto in una comune e sono sempre stato un ‘esagerato’. A 14 anni vivevo come un anarchico e tornavo a casa alle sei di mattina. Se la mia mamma mi avesse imposto divieti, avrei fatto esattamente il contrario di quello che diceva: invece mi ha cresciuto con un’educazione fatta di esempi, una cosa diversa. Ricorderò sempre quando, da adolescente, mi ha fatto toccare con mano il problema della droga portandomi nella comunità di Fratel Ettore Boschini, oggi avviato al processo di beatificazione. Lì ho visto gli effetti di certe sostanze sui ragazzi".
Infine, ha candidamente ammesso di essere raccomandato perché Roby Facchinetti gli ha insegnato ad appassionarsi alle cose:
"Con mio padre Roby Facchinetti c’è un rapporto di rispetto e di grande stima, ma solo crescendo ho imparato a capirlo davvero. Papà non ha avuto molto tempo per educarmi, a causa del suo lavoro; solo a vent’anni ho realizzato che per lui era una scelta doverosa, visto il mestiere che faceva. Ha donato la sua vita alla musica. Ora lavoriamo insieme e, quando mi chiedono se sono raccomandato, non ho alcun problema a rispondere: ‘Sì, sono un raccomandato!’. Sono convinto, infatti, che lui mi abbia dato la più grande raccomandazione che possa esistere: mi ha insegnato ad appassionarmi alle cose. Sono un ‘corridore’ e mi piace mettermi sempre alla prova“.