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Francesco Pannofino è stato il primo testimone del sequestro Aldo Moro

Francesco Pannofino è conosciuto per la sua indubbia fama d’attore e doppiatore, ma non molti sanno che quando era ragazzo ha assistito ad uno dei momenti più tragici della storia recente italiana: il sequestro di Aldo Moro. Il noto volto dello spettacolo, infatti, quella mattina del 16 marzo 1978 si trovava proprio nell’incrocio tra via Fani e via Stresa, a Roma, dove avvenne l’agguato delle Brigrate Rosse che uccisero i due agenti della scorta dell’ex Presidente del Consiglio, caricato brutalmente in una macchina e portato via. L’attore è stato poi chiamato a testimoniare nel 2015 davanti alla commissione parlamentare per svelare i dettagli di quei terribili attimi.
A cura di Ilaria Costabile
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Francesco Pannofino è uno dei personaggi più conosciuti dello spettacolo. Attore e doppiatore di indubbia fama, che ha prestato la sua voce a numerose star hollywoodiane, ma quello che forse non molti sanno è i fatto che lui abbia assistito ad uno degli eventi più tragici della storia italiana: il sequestro di Aldo Moro. Quel 16 marzo 1978 è un giorno che l'allora ragazzo Francesco Pannofino non dimenticherà mai, dal momento che è stato uno dei primi testimoni di quanto è accaduto in quegli interminabili minuti nell'incrocio romano di via Stresa e via Fani.

Francesco Pannofino racconta gli attimi del sequestro

Il racconto dell'attore è stato riportato nel corso degli anni da varie interviste, ma è anche riprodotto nel libro di Marco Damilano, Un atomo di verità, dove Pannofino ricorda quei momenti che sono stati oggetto anche di una testimonianza richiesta nel 2015 davanti alla commissione parlamentare presieduta da Giuseppe Fioroni che ha svelato dettagli inediti e soprattutto inquietanti su quei tragici minuti. Nel 1978 aveva solamente vent'anni e stava per andare all'università quella mattina, ma dovette arrendersi al suo motorino che non partiva, ragion per cui decise di prendere l'autobus. La fermata si trovava proprio a pochi metri da dove avvenne il sequestro, a cui lui formalmente assistette, rievocando nel suo racconto anche il rumore dei colpi sparati durante l'agguato delle Brigate Rosse alla macchina di Aldo Moro, seguita dalla sua scorta, come aveva ricordato in un'intervista del 2018:

Cominciai a sentire i colpi. Di solito si dice che sembrano scoppi di petardi. No, quelli avevano i mitra, e il rumore era più quello di un martello pneumatico, tra-tra-tra-tra-tà. Capii che erano spari e fermai una donna che, in preda al panico, voleva rientrare a casa andando però proprio in quella direzione. Alla fine scese un silenzio pesantissimo, una sospensione della realtà. A un tratto sentii le urla della ragazza dell'edicolante, abbracciata a lui. E poi mi ritrovai di fronte alla mattanza.

Attimi lunghissimi, durante i quali il giovane Pannofino cercò di placare il panico di una donna che avrebbe voluto tornare a casa, andando proprio in quella direzione. I carabinieri che facevano parte della scorta furono colpiti immediatamente, mentre Moro fu prelevato velocemente dall'auto che lo stava trasportando, per poi essere caricato su una 132 blu, che divenne il simbolo di uno degli avvenimenti più tragici di quegli anni. Dopo che l'auto delle BR fu lontana, l'attore ricorda di essersi avvicinato alla macchina della scorta: "Mi avvicinai calpestando non so quanti bossoli. Vidi il corpo fuori dall'auto di uno dei carabinieri, Raffaele Iozzino, e realizzai che uno degli altri era ancora in vita, con la testa piegata sul busto, pieno di sangue, Francesco Zizzi, che poi morì in ospedale". 

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