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Gianna Nannini: “Sì all’utero in affitto, è un atto d’amore e una donazione”

La cantante prende posizione sulla maternità surrogata, appoggiando la scelta di Nichi Vendola: “Purché non si tratti di sfruttamento dell’utero, comune in tanti Paesi del terzo mondo”. La stessa Nannini ha avuto una figlia da single, a 56 anni: “Quando nacque Penelope mi fecero a pezzi”.
A cura di Valeria Morini
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Il dibattito sulla legittimità dell'utero in affitto, divenuto rovente nei giorni scorsi dopo la notizia del figlio di Nichi Vendola, coinvolge anche molti personaggi del mondo dello spettacolo. Un po' come era successo sul tema delle unioni civili, portato alla ribalta non solo dalle cronache politiche ma anche dalla presa di posizione dei cantanti di Sanremo, dal mondo musicale arriva la voce di Gianna Nannini, che appoggia apertamente la maternità surrogata.

Quello di Vendola è un atto d’amore che condivido. La pratica del cosiddetto “utero in affitto”, lecita in America o Canada per esempio, è come se fosse una donazione: “Non puoi avere figli, allora lo faccio io per te, te lo offro”. E questo va bene, è accettato, è amorevole.

La cantante, però, puntualizza:

C’è una pratica che è invece pessima ed è quella dello sfruttamento dell’utero: ci sono coppie che, per poter avere un figlio, vanno in Paesi poverissimi dove donne senza nulla accettano di “dare in affitto” il loro utero. Per soldi. Ciò è aberrante, ovviamente. Queste donne vanno difese.

La Nannini e la figlia avuta da sola: "Mi hanno fatta a pezzi"

L'argomento sta particolarmente a cuore alla cantante: nel 2010, infatti, decise di avere una figlia da single. La nascita di Penelope, per giunta partorita quando la Nannini aveva 56 anni, fu travolta da mille polemiche.

Mi hanno fatta a pezzi. Non solo perché avevo deciso di fare una figlia per conto mio, ma anche per l’età che avevo. L’ageismo è un’altra forma di razzismo, peggio dell’omofobia. Penalizzare, insultare, discriminare una donna per la sua età è inaccettabile.

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