Grande Fratello 14, spaventa solo la parola
Ogni anno siamo sempre lì, "i soliti" per dirla come Vasco, ogni anno ci diciamo: "dai, forse questa è la volta buona". Non sembra sia bastato il cambio di autori, non sembra bastino le nuove idee, che pure sono tante, e l'apertura del televoto al sistema multipiattaforma, non basta l'impegno, il Grande Fratello proprio non vuole saperne di funzionare. Se pensiamo che questa che è partita è la quattordicesima edizione, spaventa il solo pensiero. In poche altre parti del mondo ci si è spinti così oltre (Stati Uniti, Regno Unito, Brasile e Spagna), quella italiana è nelle prime posizioni tra le edizioni più longeve. Il flop della prima puntata, quindi, non sorprende ed è figlio di tutti i difetti più grandi che degli show della tv generalista di oggi: la durata eccessiva. Nel Grande Fratello c'è un elemento determinante, che contribuisce ad affossare la situazione, definitivamente: rappresenta una parte d'Italia che è trash, altro che pop. Alessia Marcuzzi ha difeso a spada tratta il format sulle pagine di "Chi", Claudio Amendola nel corso della conferenza stampa aveva parlato di "specchio dell'Italia di oggi", ma se questo specchio c'è, forse è una porzione che anche l'italiano medio cerca di smettere di guardare.
Le premesse erano buone, ma questo esordio "horror" cambia completamente lo scenario. Era il novembre 2011 quando, su queste pagine, ci interrogavamo sulla fattibilità di nuove edizioni, visti gli ascolti al ribasso di una edizione, la dodicesima, che fino a ieri aveva rappresentato il peggior esordio di sempre (eppure furono 5.2 milioni di spettatori) e la media spettatori più bassa della sua storia, 3.8 milioni. La partenza è sotto quella media, il rischio è che il leit motiv possa essere definitivamente questo. In seduta di presentazione, infatti, si era detto che la posizione al giovedì è stata rispolverata proprio perché i reality di Canale 5 hanno sempre ottenuto i risultati migliori in quel giorno. Erano altri tempi, però. Solo al Grande Fratello c'erano, giusto per fare due nomi, personaggi come Pietro Taricone, Luca Argentero, Jonathan Kashanian, Carolina Marconi e quell'Italia era davvero diversa da quella che è oggi. Non c'erano smartphone, twitter era impensabile, non si facevano assemblee istantanee su whatsapp. Ecco, forse il rischio più grande, anche nella scelta del giovedì, è stato proprio quello di non considerare che da quel tipo di programmazione sono ormai passati otto lunghi anni.