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I funerali di Mattia Torre venerdì 26 luglio 2019 al Teatro Ambra Jovinelli di Roma

I funerali di Mattia Torre si svolgeranno venerdì 26 luglio alle ore 17.30 presso il Teatro Ambra Jovinelli di Roma. Nello stesso teatro, lo sceneggiatore, scrittore e regista scomparso aveva più volte portato i suoi successi sul palcoscenico. Ingresso libero, a ricordare l’attore amici e colleghi di una vita.
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I funerali di Mattia Torre si svolgeranno venerdì 26 luglio alle ore 17.30 presso il Teatro Ambra Jovinelli di Roma. Nello stesso teatro, lo sceneggiatore, scrittore e regista scomparso aveva più volte portato i suoi successi sul palcoscenico. "Questa sarà sempre la tua casa" leggiamo sul profilo ufficiale del Teatro. A ricordare Mattia Torre, morto a soli 47 anni, ci saranno amici e colleghi di una vita e l'ingresso sarà completamente libero.

La scheda di Mattia Torre

Creatore di "Boris", insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre aveva raccontato nel libro, diventato poi una serie tv, "La linea verticale" la sua malattia. Con Valerio Mastandrea, "La Linea Verticale" è stata uno dei successi di critica e pubblico più interessanti del 2018 su Rai3. Classe 1972, Mattia Torre ha firmato i primi monologhi teatrali negli anni '90. Nel 2003 firma "Piovono mucche" come co-sceneggiatore. È stato co-regista in "Ogni maledetto Natale" (2014).

Il funerale perfetto secondo Mattia Torre

Proprio nella scena d'apertura de "La linea verticale", nel monologo di Valerio Mastandrea, Mattia Torre aveva raccontato la sua idea di funerale. Un monologo affilato, cinico e tragicamente divertente in cui viene descritto il funerale perfetto, un'idea alla quale lo scrittore ha pensato dal primo momento in cui ha scoperto di avere un tumore. Un argomento, quello della morte, che spesso si affronta con tabù eccessivi viene qui trattato con prezioso sarcasmo.

Appena ho saputo di essere malato, ho subito pensato al mio funerale, ho immaginato come doveva essere: doveva essere molto doloroso. Perché i funerali più riusciti, quelli che rimangono impressi nella memoria, sono quelli molto dolorosi. In questo senso andava subito escluso il funerale cattolico, perché il funerale cattolico non è abbastanza doloroso. Per la maggior parte del tempo non si capisce bene cosa il prete dica, legge dalla Bibbia parabole di dubbia presa sul pubblico, cita a vanvera episodi della sua infanzia, e poi quelle musiche di organo sono distraenti, uno inizia a pensare ai fatti propri e questo è sbagliato, perché i pensieri, le emozioni dei presenti dovrebbero convergere in un unico, straziante dolore. Niente funerale cattolico quindi, e niente preti. Solo amici commossi che magari raccontino qualcosa sul defunto, qualcosa di intimo, di toccante, aneddoti, aneddoti mirati, sulla persona, sulle sue qualità che ora appaiono superlative, un santo praticamente, aneddoti talmente emozionanti che chi li ha scritti non riesce a leggerli, e scoppia a piangere perché il dolore è troppo forte; oppure anche divertenti, che uniscano cioè allo strazio quella nota comica che rende il dolore ancora più insopportabile – «amava la famiglia, gli amici, lo chardonnay» – e infatti tutti piangono a dirotto, questo è il mio funerale, nessuno che fuma fuori, no, tutti dentro, accalcati, c’è posto per tutti. Perché il funerale perfetto è importante che sia devastante anche fisicamente, devi uscire col mal di testa e la voglia di vomitare. Non devi quasi più avere voglia di vivere dopo un funerale veramente riuscito. Ti deve passare la voglia di stare con gli altri, la fiducia nel futuro, l’inclinazione al lavoro, l’appetito. Mentre dentro tutti continuano a piangere a boati, come se non ci fosse un domani.

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