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Kim Rossi Stuart: “Ero un ragazzo selvatico, ho solo la terza media”

L’attore di “Maltese – Il romanzo del commissario” parla della giovinezza “selvaggia”, del rapporto controverso con il set alla fuga giovanile in America, del grave incidente subito anni fa.
A cura di Valeria Morini
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Kim Rossi Stuart si racconta in un'intervista rilasciata al Messaggero. Reduce dal successo di "Maltese – Il romanzo del commissario" su Rai1, il divo romano rievoca l'infanzia e la giovinezza esplorando il rapporto non sempre sereno con il mestiere d'attore: "Tra un film e un altro prendo intervalli lunghi, anche di anni, ma con il set ho un rapporto controverso. Roma è tutta un set. Quando ne vedo uno di solito cambio strada. Mi assale una specie di rifiuto, di angoscia, di disagio, di “mamma mia fammi allontanare subito". Lui che l'arte del recitare l'ha imparata dal padre Giacomo, ha confessato di essere stato un ragazzo "selvaggio", rivelando di non aver mai amato molto studiare: "Ho la terza media".

Per un ragazzo che stava tra Campagnano e Mazzano e vicino a casa sua aveva i vecchi stabilimenti cinematografici dei western all'italiana, quelli di Monte Gelato, voleva dire il mondo civilizzato. Vedevo Roma come una meta irraggiungibile e dovevo trovare un modo per raggiungere la città. Ci andavo in motorino o in autostop. Partite di pallone, turni di piscina, lezioni di teatro. Andate e ritorni abbastanza scriteriati, avventurosi. Molti anni dopo il nostro fidanzamento da tredicenni, intervistarono la mia ex ragazza nel frattempo diventata celebre. Le chiesero come fossi all'epoca e lei rispose proprio così: "Kim era selvatico".

La fuga in Usa: "Lavorai in una stalla"

Kim Rossi Stuart ha rievocato gli inizi di carriera e un episodio curioso relativo al periodo in cui visse negli Stati Uniti.

Nel 1985, dopo i primi guadagni ottenuti per un film di Gigi Magni andai in un’agenzia di viaggi e presi il primo volo per gli Stati Uniti. In mano avevo un indirizzo che mi era stato dato da una mia zia che faceva la guida turistica e praticamente non sapevo una parola d’inglese. In America ero andato guidato dall'epica di De Niro e Pacino, accarezzando il sogno di vedere l'Actors Studio. In realtà feci soprattutto altro. Negli ultimi mesi, dopo essere stato ospitato qui e là e non avendo più i soldi per pagare l’appartamento dell’East Village, in realtà pieno fuori e dentro di sorci grandi come cinghiali, mi trasferii in Pennsylvania per lavorare in un maneggio tra biada e stalle. Tornai in Italia dopo quattro mesi e poco dopo partii per le Filippine per girare un sotto-sotto Karate Kid all'italiana, il Ragazzo del kimono d’oro.

L'incidente in moto: "Fosse accaduto prima, non camminerei"

Il 17 ottobre 2005 a Roma, Rossi Stuart è stato vittima di un grave incidente motociclistico, dal quale si è ristabilito dopo alcuni mesi.

In fondo, mi andò bene. Tornavo da una partita di pallone e andavo piano. Il guidatore che mi investì mi vide all'ultimo istante e paralizzato dalla situazione non fu in grado di fermarsi. Se l’incidente lo avessi avuto quindici anni prima, oggi sicuramente camminerei male o addirittura non camminerei affatto.

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