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Kim Rossi Stuart rivela a Vanity Fair il suo lato oscuro, il video

Kim Rossi Stuart presenta alla Mostra del Cinema di Venezia il suo ultimo film e racconta a Vanity fair la sua parte da bello e dannato.
A cura di ilaria
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Al via questa sera la 67esima Mostra del Cinema di Venezia e, per ricordare e celebrare l'evento, Vanity Fair ha dedicato la copertina a uno degli attori più belli d'Italia.

Occhi azzurri, capelli scuri, fisico scolpito… no, non parliamo di Raoul Bova, ma dell'uomo che negli anni Novanta ha fatto innamorare milioni di ragazzine interpretando il Principe Romualdo in Fantaghirò: Kim Rossi Stuart.

Oggi il suo erede potrebbe essere Robert Pattinson, con quel fascino un po' tenebroso che conquista le donne. L'attore è a Venezia per presentare il film di cui è protagonista ‘Vallanzasca – Gli angeli del male' di Michele Placido in cui interpreta proprio il Bel René.

Alla rivista confessa il suo lato oscuro, come il suo personaggio: “Anch’io ho un lato autodistruttivo, ma l’ho esplorato per lo più nella mia adolescenza. Quando entravo in casa dei miei amici diventavo subito il cocco delle mamme: bello, educato, preciso. Ma sotto c’era dell’altro. Ero affascinato, per esempio, dal furto. C’è da dire anche che ero povero in canna, sempre senza una lira”.

Angelo fuori e demone dentro e anche in amore non ha mai vissuto storie facili, visto che si ritrova a quarant'anni solo e single:

Il mio modo di relazionarmi, quello che cerco io nel rapporto con una donna fanno sì che mi trovi in questa condizione. Ma va bene anche così. Da ragazzo ero un autodistruttivo, andavo a cercare storielle poco rilassanti. Dopo i vent’anni, per un po’, ho esplorato il percorso del maledetto. Poi un rapporto lungo dieci anni, una storia molto bella finita cinque anni fa”.

Bello, bravo e anche dolce, soprattutto quando afferma di voler diventate padre: “Desidero essere padre da quando ero ragazzino. Penso che mettere al mondo un figlio debba partire dal semplice desiderio di volergli fare il regalo della vita. Ha a che fare con il dare, non con il costruire per se stessi. C’è da fare qualche rinuncia? È giusto che sia così”.

Ilaria Aurino

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