L’ultimo fidanzato di Moana Pozzi: “Era gelosa e calcolatrice, non l’ho mai amata”
A parlare è Giampaolo Cofano, ultimo fidanzato di Moana Pozzi prima che sposasse a Las Vegas il marito Antonio Di Ciesco. In un'intervista rilasciata a Fabiana Pacella sul Nuovo Quotidiano di Puglia, l’uomo racconta la sua storia d’amore con la più celebre pornostar italiana di tutti i tempi, una donna in merito alla cui morte esistono ancora decine di speculazioni. Giampaolo e Moana sono stati insieme per due anni prima di dirsi addio. Il loro fu un amore cominciato in maniera rocambolesca, voluto fortemente da Giampaolo che, attraverso di lei, sperava di diventare famoso come musicista:
A Milano facevo una vita incredibile. Un giorno dal barbiere, in viale Monza, lessi su “Vanity Fair” che una certa Moana Pozzi figurava tra le dieci donne più desiderate del mondo, era una star negli Usa e io sognavo l’America. Pochi giorni dopo lessi su un giornale locale che si esibiva al Teatrino, decisi di giocare la mia carta: dovevo incontrarla. Farmi paparazzare con lei mi avrebbe portato notorietà e successo, quello che cercavo. Chiamai il Teatrino e mi spacciai per giornalista in cerca di un’intervista. Moana alloggiava in un hotel di piazza Fontana, mi precipitai con tre rose rosse costate 9mila lire, avevo una Panda color carta da zucchero incidentata e una grande faccia tosta. Alla reception mi presero per matto, la hall era piena di fasci di fiori e regali per lei, ma chiesi comunque di consegnarle le mie rose e un biglietto: “Sono fuori poggiato all’auto, mi riconoscerai perché sono vestito di nero. Ti aspetto”. Lei uscì. Jeans aderenti, zeppe, maglia bianca a fiorellini scollatissima, capelli legati, occhiali da sole, cellulare e agendina e una borsetta. Mi disse “complimenti” e io spiegai che non mi sarei perso in chiacchiere, dissi che avevo 27 anni, perché lei ne aveva 29.
Si diedero appuntamento poche ore dopo quel primo incontro:
Ci rivedemmo tra lo spettacolo che faceva nel pomeriggio e quello della sera. Andammo a fare compere, bere drink e cenare. Ti catturava. Non le importava che avessi un’auto che cadeva a pezzi, mi raccontò del fidanzato romano, aveva una voce meravigliosa. Pensai di aver svoltato. Andai a prenderla in aeroporto con una spider nera Alfa Romeo, era una donna cinica, sbarazzina, scandalosa, egocentrica, possessiva, gelosa, calcolatrice, spendacciona, unica. A luglio finì la sua storia e iniziò la nostra, dopo una cena allegra, com’era lei.
Giampaolo, però, non si sarebbe mai innamorato davvero:
Non l’ho mai amata come un compagno di vita, l’ho anche tradita e lei faceva scenate da matti come quando sua sorella Mima, Baby Pozzi, mi abbracciò quasi per farle dispetto e lei mi buttò addosso tutto quello che le si parava davanti. Quando le proposi un servizio fotografico in abito da sposa grazie a Paolo Limiti (amico del musicista, ndr) tornò dolce come sapeva essere, era talmente tesa che fece fuori 18 pasticcini in un sol colpo. Conobbe mia madre, nessuno a Salice capì chi fosse quella donna bellissima. Poi andammo a Gallipoli a fare immersioni subacquee, era una grande sportiva, un fisico da marine tanto che ho sempre pensato che quella dell’attrice fosse una copertura. Allenamenti duri, 30 chilometri di corsa quasi ogni giorno, viaggi all’estero e mille segreti, di alcuni mi parlava, ma diceva spesso che sarebbe voluta andare lontano dove nessuno potesse trovarla, temeva di essere stritolata da un sistema più grande di lei.
Cofano sul mistero della morte: "Preferisco tacere"
Da qui le speculazioni sulla morte. Sono tantissimi quelli che ritengono esista un collegamento tra la Mata Hari italiana e i servizi segreti, ancor di più quelli che ritengono che non sia davvero morta. Cofano non si esprime in tal senso, preferisce affidarsi alla versione ufficiale. Rielabora, però, quello che ha sentito dire sulla sua morte attraverso le informazioni in suo possesso:
Di sicuro posso confermare di averla sentita prima che sparisse, quando era malata chiese di me, ma non riuscii a vederla, il nostro rapporto come coppia era finito nel ’92, ma ci univa un legame solido, un’intesa mista di affetto e ammirazione. Sapevo della malattia al fegato, si sottoponeva a cure che incidevano sul suo peso. L’ultima volta che la vidi era molto dimagrita. Non l’ho più sentita da quel settembre, ma sul mistero se sia morta o meno preferisco tacere. Ho conosciuto la Moana vera, un’intelligenza superiore, cinica, ma anche generosa, una pedina fondamentale nelle mani giuste. Penso spesso al significato di quelle due date secondo la cabala, di cui era perfetta conoscitrice. Il 15 simboleggia la luna piena e quindi la morte, il 17 è la luna nuova ovvero la rinascita.