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L’unica possibilità di Sara Tommasi è smettere di essere “Sara Tommasi”

Smettere di essere Sara Tommasi per tornare ad essere solo Sara, una donna che sa badare a se stessa e che nel cassetto custodisce sogni, non un mucchio di capi firmati.
A cura di Eleonora D'Amore
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Sono anni ormai che non si fa altro che parlare delle discutibili scelte artistiche della showgirl Sara Tommasi, abbagliata dalla fama e dal “denaro facile” (come dichiarò lei stessa a Sabrina Nobile in un servizio delle Iene sul signoreggio bancario). Sara aveva ricevuto già le prime onorificenze sessuali all’inizio della sua carriera, aggiudicandosi il titolo di “bocconiana” e restando per tempo incastrata nel ruolo dell’intellettuale borghese con velleità veline.
Difficile accorgersi di un’aspirazione malsana, che l’avrebbe condotta ben presto alla rovina. Difficile accorgersi di un disturbo della personalità, di un bipolarismo aggravato dai meccanismi competitivi dello spettacolo. Difficile capire di cosa avesse davvero bisogno Sara, dal momento in cui ha voluto spiccare il volo con tacchi a spillo e abiti succinti. Sembrava essere una delle tante starlette, che dopo una breve parentesi nello showbiz, si sarebbe stancata delle luci della ribalta per mettere su famiglia e comparire, un giorno forse, in un programma dedicato alle meteore del piccolo schermo.

Il suo destino è stato tutt’altro. Bruciata prima di avere il tempo di farsi avanti in una fiction, consumata dal demone che l’ha posseduta subito dopo lo sbarco sull’Isola dei Famosi. Più volte la mancanza di una presenza familiare che la tutelasse è stato al centro delle polemiche e quando Stefano Ierardi, suo ex fidanzato, ha fatto luce sulle presunte molestie subite dal padre ha chiuso per un attimo il cerchio infernale degli abusi che avrebbero cronicizzato i disturbi affettivi della showgirl, facendola sentire inesorabilmente sola.

È sola Sara, sebbene ci siano migliaia di persone preoccupate per lei. La parentesi nel porno, nonostante la natura del “prodotto”, non è riuscita ad occultare il suo sguardo e ha svelato l’assenza che in esso si celava. Un corpo in movimento, animato da occhi fermi, gelidi, inconsapevoli. Il palco del quale Sara è stata resa protagonista è risultato essere dei peggiori e, forse cosa ancor più grave, l’ha rapita con le luci effimere di una ribalta mai arrivata. Non si capisce bene cosa si potrebbe fare per “salvarla”, a pensarle tutte le soluzioni sembrano fini a se stesse e crollano il momento dopo aver compreso che nella vita di Sara risulta davvero complesso poter fare affidamento su qualcuno. Il risanamento psicofisico è continuamente in corso, anche se poi finisce con il capitolare di fronte all’ennesimo bizzarro video condiviso sui social network. L’ideale sarebbe sottrarle quell’insano divismo che l’ha deturpata, per smettere di essere "Sara Tommasi" e ricominciare a vivere solo come Sara, una donna presente a se stessa, che nei cassetti custodisce sogni, non un mucchio di capi firmati.

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