La rivista “Penthouse” fallisce, addio all’eros patinato

La società "FriendFinder Networks" ha presentato dichiarazione di fallimento: fin qui nulla di male se non fosse che l'azienda in questione pubblica la rivista Penthouse, uno dei magazine più amati dai maschietti, almeno fino a poco tempo fa visto che dai dati statistici sembrerebbe che la popolazione adulta maschile preferisca usufruire di video e riviste più hard di quelle in questione. Come per il competitor Playboy, la ricetta vincente di Penthouse ha sempre unito fotografie dall'alto contenuto erotico a interviste e inchieste a cura di giornalisti di fama internazionale. Le tirature record del passato rappresentano un ricordo: i mensili di eros soft sono ormai in crisi. La società in questione ha dichiarato un bilancio in deficit già a partire dal 2006 ad oggi. Oltre venti sono i milioni di dollari dichiarati in rosso nei primi sei mesi del 2013 e a nulla valse l'offerta, avanzata lo scorso 2010, dai rivali di Playboy Enterprises.
La crisi di Penthouse risale alla morte nel 2010 del fondatore Bob Guccione, un italo americano tra gli uomini più ricchi d'America e che produsse, negli anni Settanta anche un film di Tinto Brass, "Io Caligola". La pellicola visse una "storia travagliata", fatta di tagli, censure e liti. Il businessman decise infatti di stravolgere interamente l'opera, arrivando al punto di girare personalmente alcune scene a luci rosse. Ma il vero colpo finale per la rivista Penthouse, come dichiarato più spesso dai suoi vertici, è stato il web e la facilità di accesso al mondo del porno a portata di clic. Guccione cercò di riparare ai debiti vendendo la sua casa di New York, ma all'indomani della morte la dichiarazione di fallimento è stato un atto quasi obbligatorio.