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La lettera della suocera di Bova: “Non tornare, l’amore di tua moglie è morto”

È una lettera a dir poco al vetriolo quella dell’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, pubblicata sulle pagine de Il Giornale e si presume indirizzata all’ex genero Raoul Bova, che da pochi mesi ha abbandonato il tetto coniugale costruito con Chiara Giordano per vivere alla luce del sole la storia d’amore con l’attrice Rocío Muñoz Morales.
A cura di Eleonora D'Amore
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UPDATE 11/08/2014, ore 19:31: La lettera spietata di Annamaria Bernardini de Pace, suocera di Raoul Bova, non era rivolta a lui

UPDATE 11/08/2014, ore 15.05: A seguito della valutazione di alcuni aspetti imprecisati contenuti nella lettera, è impossibile attribuire il testo ad uno sfogo personale di Annamaria Bernardini de Pace. Le coincidenze nella ricostruzione dei fatti e i fraintendimenti che ne sono potuti conseguire hanno indotto ad un'attribuzione motivata dai recenti accadimenti in casa Giordano/Bova.

"Caro genero, mi sai indicare il momento in cui da genero devoto sei diventato degenero? Forse quando hai giurato sulla tua bambina che non avevi tradito mia figlia, o quando, molto tempo prima, in segreto, l'avevi già tradita? O giorno per giorno, progressivamente, quando hai cominciato a snocciolare bugie, a trascurare la famiglia, a lamentarti di ogni cosa, a fingere una crisi esistenziale? O ancora prima, quando hai deciso di sposarti senza conoscerne le responsabilità? La verità soprattutto, per piacere", inizia così la lettera scritta dall'avvocato Annamaria Bernardini de Pace sulle pagine de Il Giornale. Una lettera forse in parte indirizzata all'ex genero Raoul Bova, separato da pochi mesi con la figlia Chiara Giordano. Una lettera intrisa di dissenso e risentimento, nella quale porta alla luce la verità di una mamma affranta per il dolore di sua figlia.

Lo so che ti sto sui nervi perché sono diventata un occhio giudicante, come ami dire per difenderti e attaccarmi insieme. Ma ti pare che io, la mamma di tua moglie, la nonna della mia adorata nipotina, la persona che vi ha curato la bimba ogni giorno finché tu non hai guadagnato abbastanza da permetterti finalmente una tata, non abbia il diritto di ragionare, criticare e mettere in ordine ciò che è successo? […]  Tu e mia figlia vi siete conosciuti, piaciuti, poi sposati, diventati soci nella vita e in qualche modo nel lavoro. Poi arriva un'altra e la vita di tutti e tre cambia. […] Mi sembra di sentire a questo punto le tue eccezioni e contestazioni: «Che importanza ha? È successo e basta. E quando io ho conosciuto l'altra, la storia con mia moglie era finita, perché litigavamo sempre. Lei è prepotente e pretenziosa, io sono mite. E poi, la verità è irraggiungibile e comunque soggettiva. La verità è ciò che ciascuno percepisce degli accadimenti. È indimostrabile, ha sempre un'altra faccia. Non esiste di per sé. Se la verità di mia moglie è un'altra, è altrettanto indimostrabile».Tutte cazzate. Quelle che tu diresti in proposito, e che hai già avuto modo di elencare. Menzogne opportunistiche che dimostrano anche la tua irriconoscenza verso tua moglie: grazie a chi sei diventato direttore da semplice impiegato? Ai tuoi meriti inesistenti, o alle capacità di una moglie impegnata a organizzarti cene, incontri, modo di vestirti, lezioni di francese? Lei sì è stata responsabile di te e della Vostra famiglia. Tu lo sei stato? Prima di slacciarti i pantaloni fuori dalla tua casa, hai pensato che impatto avrebbe avuto questa patetica scena nella vita della tua famiglia? Raccontarsi la verità, in questo caso l'altra faccia di quello che slealmente stavi facendo in quel momento, avrebbe dato un senso alla tua fragilità, agli errori che avevi fatto e stavi per compiere, al dubbio, all'ansia di vivere, al bisogno di capire.

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I riferimenti alla rigidità della figlia e al suo modo di gestire la situazione postuma alla separazione sono l'ulteriore anello di congiunzione con le vicissitudini familiari che negli ultimi mesi hanno travolto casa Giordano. La lettera prosegue appunto con un dito puntato a rimarcare la mancata correttezza di colui che ha agito lamentando una situazione difficile, ritenuta inesistente o poco rilevante riguardo la presunta crisi addotta come "alibi":

E allora dimmi: se questo è quanto emerge da un procedimento logico semplicissimo (fatti obiettivi, comportamenti soggettivi, conseguenze per entrambi) come possiamo tutti sopportare le tue fantasiose accuse e la tua lagna ostinata? Cioè che hai sempre amato tua moglie, ma lei è cambiata; che vostra figlia è stata messa da lei contro di te; che è triste lavorare solo per mantenere i loro capricci e intanto vivere lontano dalla famiglia, che l'altra non c'entra con la separazione? Queste affermazioni non sono la verità obiettiva, sulla quale potrei anche ragionare, riconoscendo errori e pregiudizi. Posso anche concederti che mia figlia è rigida. Ma non basterebbe. Dovresti riflettere che lei è umiliata, incredula, confusa, abbattuta dal dolore, indignata dalle tue non qualità. Impossibilitata ad avere con te un atteggiamento generoso. Perdonare? «Per donare», cioè; farti un regalo: Perché? Perché l'hai tradita? Perché hai abbandonato vostra figlia? Sarebbe folle e masochista, non invece coerente e onesta com'è.

Il finale della lettera: "Sei un uomo a breve termine di conservazione. Scaduto"

La chiusura della lettera non lascia spazio ad eventuali fraintendimenti: la suocera in questione tiene a precisare al (de)genero la fine di questo amore, scandendola con la morte di un sentimento che lui stesso avrebbe contribuito ad annientare. Nessuna speranza per il futuro per un finale epistolare a dir poco duro, nel quale viene coinvolta anche la figlia adolescente, palesando il pensiero poco edificante che in questi mesi avrebbe strutturato intorno a suo padre:

Posso anche prevedere che tu finalmente un giorno giudicherai uno sbaglio quello che hai fatto. Ma dovrai completare questo tuo giudizio osservando che la ripetizione ottusa dello sbaglio suggerisce la presunzione o l'idiozia di chi ci ha messo tanto a capire il proprio errore. Posso accettare, con un po' d'imbarazzo, che tu abbia deciso di estraniarti dalla tua vita, dalla tua famiglia, e dal tuo modo di essere per una tipa dalla quale sei stato soggiogato in modo indecente. Ma questa circostanza, il fatto cioè che tu da irresponsabile, egoista e sleale, non ci abbia pensato prima di combinare il disastro, non depone a favore dei valori e dell'onestà mentale di cui ti accreditavo un tempo. E mia figlia non può accontentarsi di un uomo che nasconde il nulla sotto uno spesso strato di vigliaccheria. E tua figlia adolescente, che ha sei anni meno della tua complice nel tradimento familiare, non può stimare un padre che si è giocato la famiglia. Perdendo. In cambio soltanto di un corpo giovane, come il suo. Sono certissima invece che tu non vivrai mai più sereno senza la famiglia che hai svenduto ai tuoi capricci. Senza la devozione, la sincerità, l'allegria, persino le polemiche furiose di tua moglie, con le quali avete dato un'impronta irripetibile e gustosa alla vostra vita insieme. Senza l'ammirazione incondizionata della tua bambina, ormai signorinetta, e i suoi racconti quotidiani, sarai infelice, non avrai più fiducia nell'altra giovane donna; avvertirai la precarietà e il vuoto. Capirai, infine: ci sarà in quel momento la percezione della mancanza dell'amore. Dell'amore della tua famiglia, dopotutto. È l'unica verità cui arriverai da solo, dopo aver sgombrato il campo da tutti gli errori e le menzogne che hai prodotto inesorabilmente.
L'ultima verità te la dico io, perché tu non abbia ripensamenti: l'amore di tua moglie per te è morto. Ammazzato da te, dalle bugie, dalla viltà, dai dolori generosamente inferti come colpi di maglio su di un bambino allegro e giocoso. Piangilo pure, per sempre, questo bimbo che hai prima ucciso e poi preso a calci, pensando stoltamente che forse sarebbe potuto risorgere, prima o poi. Non ti resta, infatti, che la verità. Per sua natura, inesorabile. Ma non so proprio se tu avrai mai il coraggio di guardarla. Hai tanto predicato il senso della famiglia e ora hai lasciato a tua figlia solo il bruciante senso dell'abbandono. Non hai né fegato né cuore, mio caro genero, o degenero per meglio dire. La tua forza, anche sessuale, dura per il tempo di uno spot. Sei un uomo a breve termine di conservazione. Scaduto.

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