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Laura Pausini: “La solitudine mi fa paura, quando i concerti finiscono si crea un vuoto”

In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, Laura Pausini ha svelato il suo timore della solitudine e del vuoto che gli artisti provano dopo un concerto. La cantante è anche tornata con la mente alla sua infanzia, parlando della sua ingenuità e dei compagni che la prendevano in giro.
A cura di Daniela Seclì
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Laura Pausini si è raccontata nel corso di una lunga intervista rilasciata a Vanity Fair. L'artista ha ironizzato sul fatto che alla luce dei suoi record, molti la considerino Wonder Woman: "Mi chiedono sorpresi: “Ma quanta roba fai?”. Io sono stupita del loro stupore, e mi pare sempre di essere un passo indietro a quel che potrei davvero fare". 

Laura Pausini, che nei giorni scorsi ha dedicato un dito medio a chi aveva scritto che nessuno si sarebbe presentato al suo concerto, ha svelato l'inquietudine che causa in lei la solitudine:

"Avverto inquietudine per la solitudine. Mi fa e mi ha sempre fatto paura. Forse cerco sempre di stare in compagnia anche per questo. Quando finiscono i concerti, svaniscono le mani che ti hanno toccato e le voci che hanno gridato il tuo nome, sei solo e si crea un grande vuoto".

L'infanzia di Laura Pausini, l'ingenuità e i compagni che la prendevano in giro

L'artista è tornata con la mente alla sua infanzia, spiegando di aver fatto fatica a mettere da parte la sua ingenuità: "Ero più che ingenua. Da ragazza non vedevo mai il brutto nelle persone che mi si muovevano intorno e nelle cose che mi succedevano. Per distinguere c’è voluto tempo. E per un certo periodo, a forza di prudenze, ero diventata così controllata e guardinga da non riuscire più a essere spontanea. Nei sentimenti l’equilibrio non è una cosa automatica. Per fortuna la leggerezza è tornata". Come i suoi fan sanno bene, da adolescente Laura Pausini cantava con suo padre nelle serate al piano bar e i suoi compagni non erano clementi con lei:

"Si mettevano in fila per prendermi per il cu*o. […] Io non avevo nessuna aspirazione ad andarmene. Volevo suonare, accompagnare mio padre nelle sue serate da piano bar, cantare le mie cinque canzoni e tornarmene a casa a dormire. A casa stavo benissimo. Una volta io e il mio babbo andammo a suonare in Germania, a Treviri, la città di Marx. C’era una festa della birra, dormimmo in albergo per una settimana. Soffrii per ogni singolo giorno che passammo lì. Il posto era lontano e l’albergo era tremendo, ma il punto era che io stavo male anche se mi toccava dormire a Cervia. Quando a Sanremo vinsi tra le Novità, andai dal mio babbo molto preoccupata: ‘Adesso che succede? Mica mi toccherà andare a dormire negli hotel?'".

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