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Le nipoti di Emanuela Orlandi scartate da Sanremo Giovani, il padre: “Hanno un cognome scomodo”

Pietro Orlandi rompe di nuovo il silenzio sul caso di sua sorella Emanuela Orlandi, scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983, e parla della serie di documentari dal titolo Scomparsi, realizzati per Sky. Un cognome scomodo il suo, che a suo parere avrebbe anche condizionato l’esclusione delle sue figlie, membri di una girl band chiamata The Coraline, da Sanremo Giovani.
A cura di Eleonora D'Amore
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Pietro Orlandi, fratello della scomparsa Emanuela Orlandi, lamenta sulle pagine del settimanale Spy l'esclusione delle sue tre figlie da Sanremo Giovani. Le ragazze, che formano un gruppo musicale chiamato “The Coraline”, sono già state a “X Factor” due anni fa e ora avrebbero voluto provare il salto verso il palco dell'Ariston:

Prima di Natale Rebecca, Salomè ed Elettra hanno suonato all’Ariston come vincitrici del contest musicale organizzato da Red Ronnie. Hanno anche partecipato alla selezione per Sanremo Giovani con un brano molto forte sui problemi dell’Italia. Non sono state prese perché, ho saputo in maniera ufficiosa, il testo è troppo scomodo, come lo è il cognome che portano. Ma loro non mollano, sono testarde come me.

I documentari dal titolo Scomparsi

Da 34 anni Pietro combatte per sapere la verità su uno dei gialli più intricati della storia italiana e ora ha messo in pratica questa sua esperienza per realizzare una serie di documentari, intitolati “Scomparsi”, trasmessi sul canale 118 di Sky, nei quali affronta i casi di cinque persone misteriosamente sparite senza lasciare traccia come sua sorella:

Voglio ricambiare la solidarietà che ho ricevuto. Quando hai una storia come la mia, senti il bisogno di aiutare gli altri. Questo ti fa stare bene. In questi decenni nelle manifestazioni per Emanuela ho conosciuto molti familiari di persone scomparse che hanno sempre vissuto tra l’indifferenza dei media, degli inquirenti e dell’opinione pubblica. Ora voglio che la voce di Emanuela sia quella di quei ragazzi e ragazze svaniti all’improvviso dei quali non si è mai parlato. Voglio che si riaccenda una speranza per le famiglie.

La convinzione che Emanuela sia ancora viva

Pietro Orlandi è convinto che Emanuela, figlia di un dipendente del Vaticano misteriosamente scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983, sia ancora viva e non si arrende, prosegue il suo racconto lanciando accuse contro il Vaticano e la volontà di tenere secretate alcune dinamiche che avrebbero generato il mistero:

Per me mia sorella Emanuela è viva fino a prova contraria. Papa Francesco mi ha detto: “Emanuela è in cielo”. È il terzo Papa che ho incontrato nella mia ricerca della verità. Con lui il muro in Vaticano su questa vicenda si è alzato più di prima. La cosa certa è che in Vaticano sanno. Il loro comportamento in questi 34 anni mi autorizza a pensarlo. La verità è qualcosa che pesa sull’immagine della Chiesa. Il Vaticano ha voluto evitare che la verità emergesse e ha avuto come complici lo Stato italiano e quei magistrati che non hanno puntato il dito sulle persone che erano a conoscenza di quanto avvenuto. Io credo che ci sia un sistema che lega Stato, Chiesa e criminalità al quale fa comodo mantenere nascosta la verità.

Il buco nell'acqua del 1993

Nell'intervista a Spy Pietro Orlandi rivela un dettaglio finora rimasto inedito: "Il momento peggiore di questi 34 anni è stato nel 1993, dopo alcune segnalazioni fotografiche inviate alla magistratura, eravamo sicuri di aver ritrovato Emanuela in Lussemburgo. Anche il giudice e l’attuale vice Capo della Polizia erano convinti di aver risolto il caso. Siamo andati a prenderla, io le avevo comprato un regalo. Non era mia sorella: in un attimo siamo passati dalla gioia più totale alla disperazione più buia. Non dimenticherò mai l’espressione sul viso di mia madre. Fu come se ce l’avessero rapita un’altra volta".

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