Love Parade: la strage si poteva evitare, il video
La Love Parade di Duisburg è finita in tragedia. E la stampa tedesca si sta scatenando: a quanto pare le misure di sicurezza pensate per il festival di musica techno in cui sabato sono morti 19 ragazzi (tra cui un'italiana, Giulia Minola), non erano abbastanza contando il numero di persone attese (e poi arrivate) per il rave. Difficile ricostruire la dinamica dell'incidente, che si è tenuto su una rampa all'ingresso di un tunnel che portava al piazzale in cui si teneva il concerto (nel video la folla accalcata all'ingresso del tunnel).
Il quotidiano Der Spiegel sostiene che la strage si sarebbe potuta evitare: alla vigilia della manifestazione era noto che la sicurezza non sarebbe stata garantita nel caso il numero di partecipanti avesse superato le 250mila persone (un documento inviato agli organizzatori il 21 luglio lo testimonia). Invece, secondo gli organizzatori, sabato si sono presentati in 1 milione e 400mila giovani provenienti da tutto il mondo…
La polizia e il capo dell'unità di crisi Wolfgang Rabe tendono a ridimensionare le presenza (un pò come avviene nelle manifestazioni in cui il numero dei partecipanti, secondo la polizia, è sempre la metà di quello dichiarato dagli organizzatori…). Rabe sostiene che l'area "poteva accogliere oltre 300.000 persone, ma non è mai stata piena", stimando come uniche cifre attendibili quelle relative ai ragazzi giunti in treno, che alle 2 del pomeriggio risultavano essere solo 105.000. Eppure sembra che un testimone avesse avvisato la polizia del pericolo pochi minuti prima della tragedia.
Pur appoggiando Rabe, il capo della polizia Rainer Wendt, ha ammesso che Duisburg non era il luogo adatto per un evento di tale portata, anche perché c'era un unico ingresso disponibile per arrivare alla piazza dove si tenevano parata di carri e concerto. Intanto la Procura di Duisburg ha aperto un'inchiesta contro ignoti. Il procuratore Rolf Haferkamp ha assicurato che "i magistrati di Duisburg stanno indagando per omicidio colposo".
Simona Redana
