Luca Toni rompe il silenzio sulla morte del figlio Mattia: “È stato un terremoto”
Campione del Mondo nel 2006 e amatissimo dai tifosi. Le vittorie nel calcio, però, non bastano a lenire il dolore che Luca Toni ha provato nel 2012. Era giugno, doveva essere un momento di gioia per lui e per la compagna Marta Cecchetto. Il bimbo che aspettavano, però, morì poco prima di venire alla luce. Una tragedia che l'uomo comunicò in una nota, invitando ad un rispettoso silenzio:
“Quello che doveva essere il giorno più bello della nostra vita si è trasformato nel peggiore. Il nostro bambino ci ha lasciato prima di vedere la luce. Chiediamo a tutti comprensione e silenzio nel grande dolore che deve essere solo mio e di Marta.”
Gli anni sono passati e Marta e Luca hanno avuto altri due figli. Il pensiero di quel bimbo, però, è rimasto vivo in loro. Per la prima volta, il calciatore ha rotto il silenzio su quei giorni di dolore. Lo ha fatto in un'intervista rilasciata alla "Gazzetta dello Sport". Il piccolo avrebbe dovuto chiamarsi Mattia. La modella avrebbe dovuto partorire a Modena, ma a causa del terremoto l'ospedale fu evacuato. Così si recarono a Torino. Luca Toni ricorda ancora le parole dei medici:
"Ce lo dica, dottoressa: ce lo dica". Ci guardavano tutti senza avere il coraggio di parlare, e quegli occhi me li ricorderò finché campo. "Proviamo a cambiare macchina, magari questa non funziona bene", ci avevano appena detto. No: era il cuore di Mattia, così doveva chiamarsi il nostro primo figlio, che non aveva più funzionato. "Ha smesso di battere ieri": un terremoto dentro molto più forte di quello che ci aveva fatto spostare la sede del parto da Modena a Torino".
Dopo quel lutto devastante è rifiorita la vita. Nel 2013 è nata Bianca, nel 2014 è arrivato Leonardo. Il campione ha detto di avere imparato un'importante lezione da Marta:
"Quello che Marta mi ha insegnato nei giorni successivi non ha prezzo, lì ho capito davvero quanto è forte la donna con cui sto: "Mi sistemo e ne facciamo subito un altro", mi ha detto, e tre mesi dopo era incinta di nuovo, alla faccia di quelli che ci vedevano come genitori testimonial di bimbi mai nati. E se io e lei non fossimo così uguali nel detestare il piangersi addosso, se ci fossimo buttati giù, forse Bianca e Leonardo non sarebbero mai arrivati: questo sì che possiamo insegnarlo".
Il calciatore ha parlato anche della sua grande fede:
"Con Dio io ci parlo proprio, quando mi viene voglia e di tutto". Così dopo un mese dalla morte del piccolo Mattia, si è recato a Medjugorje: "Mio figlio era morto da un mese. Quel giorno ho sentito che la fede non mi accompagna da sempre per caso e anche nei giorni belli, non solo nei momenti difficili, quelli in cui di solito ci si avvicina a Dio".
Infine, ha raccontato della sua abitudine di parlare nel sonno:
"Nel sonno continuo a fare dei gran discorsi. Marta non ci fa più caso, anzi mi risponde, invece l’altra notte Sala, il mio compagno di stanza, si è stranito: sognavo mia figlia che stava cadendo dal letto e mi ha trovato che ero sopra di lui e cercavo di afferrarlo. Magari quel sogno aveva a che fare con la mia vera, sola paura: che un giorno i figli mi possano dire “Non sei stato un buon padre”. Ma forse è solo il modo migliore, inconscio, per sforzarmi di esserlo".