Mario Balotelli: “Se Pia dovesse essere mia figlia, farò il mio dovere”
A poche ore dalla prima udienza per il riconoscimento di Pia Fico, Mario Balotelli fornisce poche lapidarie dichiarazioni su questa storia. Dopo essersi trincerato dietro un muro di silenzio per mesi, il divo torna a parlare della bambina che sarebbe nata dalla relazione con Raffaella Fico e lo fa senza la durezza cui è solito dare prova. Mario non ha un buon rapporto con la stampa e non l'ha mai nascosto. Per mesi, ha preferito non parlare di questa storia, disponendo le cose in maniera che fossero gli avvocati a parlare al suo posto. La burrasca con la Fico ha esasperato il tutto, rendendolo facile bersaglio di chi non ha mai manifestato grossa stima nei suoi confronti. Oggi, però, qualcosa è cambiato e SuperMario si è leggermente sbottonato sulla questione attraverso i suoi legali. Pur non presenziando fisicamente in aula – ma nemmeno Raffaella ha voluto esserci – Mario ha fatto sapere attraverso i suoi avvocati di essere pronto a prendersi cura di Pia, qualora il processo dovesse stabilire che la bambina è sua figlia:
Ho aspettato che iniziasse una verifica seria nel rispetto della privacy. Non so chi sia il padre della bambina ma, se dovesse essere mia, sarò pronto a fare il mio dovere
Mario chiede privacy – Il fidanzato di Fanny Neguesha è dunque pronto a fare il suo dovere, sempre che il test per accertare la paternità dimostri che la bambina è davvero sua figlia. Prima di quel momento, Mario non ha intenzione di sbilanciarsi. Allo stato attuale delle cose e visto lo stato del suo rapporto con la sensuale Raffaella, preferisce procedere con particolare cautela. Nel frattempo, Pia continua a crescere – ha compiuto un anno proprio oggi – e lo fa solo grazie alle attenzioni che la madre continua a dedicarle. Sarà il procedimento legale a stabilire se Mario dovrà partecipare o meno alla sua vita. Nel frattempo, il campione continua a chiedere rispetto per la sua privacy, nei limiti del possibile:
Il periodo è molto movimentato soprattutto per quel che mi riguarda. Molte volte ogni mio gesto anche un semplice tweet dedicato a un amico vero, un lottatore, uno sportivo sano come me, viene utilizzato per seconde letture, doppi fini che non mi interessano. All’estero non è così. Ci sarà un motivo se il Time mi ha inserito tra le cento persone più influenti al mondo. So di essere un ragazzo fortunato ma a volte anche a me piacerebbe vivere come una persona normale.
Ma la richiesta, avanzata via Twitter, è ancora ben lungi dall'essere ascoltata.