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Mario Monicelli: morto suicida come il padre Tomaso

Il regista toscano Mario Monicelli si è tolto la vita gettandosi dal balcone di un ospedale dove era ricoverato, anche il padre 64 anni fa morì suicida.
A cura di stefano brosca
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monicelli no funerale

La scomparsa di Mario Monicelli ha sconvolto il mondo del cinema e non solo. Il grande regista ha scelto di morire a 95 anni, gettandosi dal balcone dell’ospedale dove era ricoverato, per paura, dice chi lo conosceva bene, di non essere più indipendente e di dover dipendere dagli altri.

Carlo Verdone e Michele Placido hanno ricordato Monicelli con parole di ammirazione e rispetto, per un grande uomo che ha deciso coscientemente di abbandonare la vita, dopo 70 anni di cinema e di impegno politico. Monicelli nel corso della sua esistenza infatti non si era mai dimenticato nemmeno per un momento che la sua arte non doveva essere fine a se stessa, ma doveva per quanto possibile contribuire al progresso sociale, anche tramite l’amara denuncia del malcostume italico, come la corruzione dei politici e il basso livello morale della borghesia. Il suicidio non è stato dettato dallo sconforto della malattia e della vecchia, ma dalla lucida constatazione che non avrebbe più potuto provvedere a se stesso. Il suicidio ha anche segnato la vita di Monicelli. Molti non sanno che il padre di Mario, Tomaso Monicelli, si suicidò nel 1946 sparandosi con una rivoltella alla tempia.

Tomaso era un giornalista e scrittore socialista, attivo nei movimenti operai e nei sindacati rivoluzionari nei primi anni del 1900. Diresse alcuni giornali e riviste legate al mondo della sinistra come Avanti! e L’Idea Nazionale, oltre che quotidiani di informazione generici come Il resto del Carlino. Durante il fascismo fu vittima di persecuzioni per aver denunciato dalla pagine dei suoi giornali la responsabilità del partito fascista e di Mussolini nel delitto Matteotti. Ma Tomaso era anche un letterato, tradusse D’Annunzio in varie lingue e fondò insieme ad Arnoldo Mondadori l’omonima casa editrice. Dopo la seconda guerra mondiale visse un lungo periodo di depressione che lo condusse al suicidio nel 1946. In un intervista del 2007 a Vanity Fair Mario Monicelli raccontò la morte del padre "Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre lo ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l'altro un bagno molto modesto".

Il figlio giustifica il padre e questo parzialmente spiega le motivazioni del suo estremo gesto, non ritenendolo infamante e vergognoso. La famiglia tramite il nipote Niccolò Monicelli però ha fatto sapere che non sarà celebrato alcun funerale, la salma verrà esposta alla casa del cinema di Roma per il saluto finale e poi inumato con cerimonia civile.

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