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Mona Simpson ricorda suo fratello Steve Jobs e commuove il mondo

Steve Jobs raccontato dalla sorella naturale, la scrittrice Mona Simpson. “Steve non ha subito la morte, le è andata incontro a viso aperto”: ecco il lungo epitaffio apparso sulle pagine del New York Times e che, in breve tempo, ha commosso il mondo.
A cura di luisa baiano
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Mona Simpson racconta suo fratello Steve Jobs e commuove il mondo

"Oh Wow. Oh Wow. Oh Wow", queste le ultime parole pronunciate da Steve Jobs morente lo scorso 6 ottobre. A rivelarlo è stata la sorella biologica di Steve Jobs,  Mona Simpson, scrittrice di professione, in un commovente elogio al fratello, comparso sulle colonne del New York Times. I due fratelli si sono conosciuti nel 1985, quando il magnate di Apple si mise sulle tracce della sorella naturale. E il racconto di Mona parte proprio dalla telefonata dell'avvocato di Steve per concludersi con l'ultimo respiro del fratello, che per lei è stato l'uomo della sua vita.

  1. La prima volta che vidi Steve;
  2. La vita di Steve e l'amore per il suo lavoro;
  3. La vita privata di Steve e l'amore per Laurene Powell;
  4. Gli anni della malattia di Steve Jobs;
  5. La morte di Steve Jobs.

Un ritratto inedito di un uomo estremamente romantico ed emotivo, che a volte sembrava una ragazza per quanto tenesse all'amore. Un marito innamorato, un inventore instancabile, un entusiasta della vita, come dimostra lo stupore  delle sue ultime parole di fronte alla morte, che lo ha portato via lo scorso 6 ottobre.

La prima volta che vidi Steve

una foto di steve jobs con uno dei primissimi macintosh

Sono cresciuta come figlia unica di una mamma single. Perché eravamo povere e sapevo che mio padre era emigrato dalla Siria, me lo immaginai uguale a Omar Sharif. Speravo che fosse ricco e gentile e che potesse entrare nelle nostre vite (e nel nostro appartamento spoglio, senza nemmeno un mobile!) e che ci avrebbe aiutate. […]

Anche come femminista ho trascorso la mia vita aspettando un uomo da amare, un uomo che mi avrebbe amato. Per decenni ho pensato che quell’uomo sarebbe stato mio padre. A 25 anni ho incontrato quell’uomo. Era mio fratello.

Allora vivevo a  New York, dove provavo a scrivere il mio primo romanzo. Lavoravo per un piccolo giornale in un ufficio piccolo quanto uno sgabuzzino, con altri tre aspiranti scrittori. Un giorno mi chiamò un avvocato e mi disse che il suo cliente, ricco e famoso, era mio fratello perduto da tempo. […] L’avvocato si rifiutò di dirmi il nome e i miei colleghi cominciarono a fare delle scommesse. Il candidato più quotato era John Travolta. In cuor mio speravo fosse un discendente di Henry James, qualcuno con più talento di me, qualcuno che brillasse di luce propria.

Quando incontrai Steve, vidi un ragazzo della mia stessa età in jeans, dall’aspetto mediorientale o ebraico e più affascinante di Omar Sharif. Passeggiammo a lungo, cosa che piaceva a entrambi. Non ricordo molto cosa ci dicemmo quel primo giorno, ma ricordo che lui sentì che sarebbe diventato mio amico. Mi spiegò che lavorava nel campo dell’informatica.

Non sapevo quasi niente di computer. Scrivevo ancora con una vecchia Olivetti. Raccontai a Steve che avevo da poco messo in conto di acquistare il mio primo computer, avevo intenzione di acquistare qualcosa che si chiamava Cromemco. Steve mi disse che avrei fatto meglio ad aspettare. Mi disse che stava realizzando qualcosa che sarebbe stato follemente  bello.

Voglio raccontarvi cosa ho capito di Steve, nei 27 anni in cui l’ho conosciuto, nell’arco di tre periodi diversi che corrispondono a tre diversi stati d’animo: la sua vita, la sua malattia, la sua morte.

La vita di Steve: l'amore per il suo lavoro

una foto del 1991

Steve lavorò a ciò che amava davvero. Lavorò duro. Ogni giorno. Non si vergognava mai di lavorare tanto anche se i risultati erano deludenti. Quando fu cacciato dalla Apple, le cose andavano male. Mi raccontò di una cena alla quale 500 pezzi grossi della Silicon Valley incontrarono l’allora Presidente. Steve non fu neanche invitato.

Fu una grossa ferita per lui, ma lavorò ancora a Next. Ogni singolo giorno. Il gusto per le novità non era il valore più alto per Steve. La bellezza, quella si che lo era.

[…] La sua idea dell'estetica mi ricorda una citazione che recita così: “La moda è qualcosa che sembra bella prima ma brutta poi: l’arte può sembrare brutta prima e diventare bella poi”. Steve ha sempre aspirato a creare qualcosa che fosse bello nel futuro. […]

Steve sembrava una ragazza per quanto parlava di amore. L'amore era la sua virtù "suprema", il suo "dio tra tutti gli dei". Seguiva e si preoccupava delle vite affettive di tutte le persone che lavoravano con lui.

Non appena incontrava un uomo che pensava potesse essere affascinante, chiedeva a gran voce: "Hey, sei single? Perchè non porti mia sorella fuori a cena?". Ricordo la sua telefonata il giorno in cui incontrò Laurene Powell: "C'è questa bellissima donna, è davvero intelligente, ha anche un cane; la sposerò".

Quando nacque Reed, iniziò a fare tante smancerie e sdolcinatezza senza fermarsi. Era un padre molto "fisico" con tutti i suoi figli. Si preoccupava molto dei fidanzati di Lisa; dei viaggi di Erin; della lunghezza delle gonne delle sue figlie o dell'incolumità della piccola Eve, che adorava i cavalli. Nessuno di noi dimenticherà mai la scena di Steve che ballò teneramente un lento con la figlia Reed durante la sua festa di laurea.

Il grande amore per Laurene lo sosteneva. Credeva che l'amore potesse "succedere" sempre e ovunque. Nei momenti più importanti, Steve non era mai ironico, mai cinico e mai pessimista. Ed io sto cercando ancora di imparare da lui.

L'amore per Lauren Powell e per i suoi figli

steve jobs e sua moglie laurene

Un ragazzo borghese di Los Altos che si innamora di una ragazza borghese del New Jersey. Questo è stato importante per entrambi nel momento in cui hanno cresciuto Lisa, Reed, Erin e Eve.

La loro casa non intimidiva con quadri, arte oppure con la troppa eleganza; in realtà, per i primi anni in cui Steve e "Lo" vivevano insieme, la cena era servita sul prato e spesso consisteva in una sola portata di verdura. Spesso in quelle cene c'era un'unica verdura. Una. Broccoli. Di stagione. Preparati in maniera molto semplice.

Anche quando diventò miliardario, era sempre lui che mi veniva a prendere all'aereoporto. Ed era lì ad aspettarmi in jeans. Una volta iniziarono a ristrutturare la cucina; ci vollero degli anni. Cucinavano sui fornelli elettrici nel garage. La costruzione dell'azienda Pixar, iniziata nello stesso periodo, venne completata in metà tempo. Così come per la casa di Palo Alto. I bagni restarono demodé per anni. Ma, e questa era una distinzione cruciale, è stata una casa fantastica per iniziare la loro vita insieme.

Questo però non equivale a dire che Steve non si sia goduto il suo successo: se l'è goduto tantissimo, ma con qualche zero in meno. Mi raccontò di quanto amasse andare nel negozio di biciclette a Palo Alto ed essere felicemente consapevole di potersi permettere la migliore bici possibile.

E lo fece.

Steve era umile. Amava imparare sempre cose nuove. […] Steve aveva sempre in serbo delle sorprese. Azzardo dicendo che Laurene ha trovato ancora tanti suoi regali, come ad esempio le canzoni che più amava o ritagli di una poesia che ha lasciato in qualche cassetto, anche dopo 20 anni di matrimonio. […]

Con i suoi 4 figli, con sua moglie e con ognuno di noi, Steve si è divertito tantissimo. Fece tesoro della felicità.

Gli anni della malattia di Steve Jobs

una foto di steve poco prima di abbandonare la Apple

Poi Steve si ammalò e vedemmo la sua vita stringersi attorno a un cerchio minuscolo. […] Alla fine anche i piccoli piaceri di ogni giorno, come una buona pesca, lo lasciavano indifferente.

Ricordo che mio fratello imparò a camminare di nuovo, con una sedia.  Dopo il suo trapianto di fegato, una volta al giorno si alzava su quelle gambe che sembravano troppo sottili per supportare il suo peso, le braccia adagiate sul dorso della sedia. Spingeva quella sedia lungo il corridoio dell'ospedale di Memphis verso l'infermeria e poi riposava, guardandosi intorno, e poi ritornava indietro. Contava i suoi passi e, ogni giorno, si spingeva un po' più lontano.

Lauren gli si inginocchiò davanti e lo guardò negli occhi. "Ce la puoi fare Steve", gli disse.  Steve sgranò gli occhi. Strinse le labbra. Ci provava. Ci provava sempre, e sempre con amore per tutta la durata di quello sforzo immane. Era un uomo profondamente emotivo.

Capii che durante quel periodo terribile Steve non riusciva a sopportare il dolore per sè stesso. Aveva dei traguardi da raggiungere : il diploma del figlio Reed, il viaggio della figlia Erin a Kyoto, il varo di una barca che stava costruendo su cui avrebbe voluto portare la sua famiglia in giro per il mondo e dove sperava di ritirarsi un giorno insieme a Laurene.

Anche se malato, il suo gusto, il suo giudizio e discernimento reggevano. Cambiò 67 infermieri prima di trovare le sue "anime gemelle" e così che si fidò completamente dei tre che gli sono stati al fianco fino alla fine. Tracy. Arturo. Elham.

La morte di Steve Jobs

commemorazione di steve jobs dopo la sua morte

[…]Nessuno di noi sa con certezza quanto tempo staremo qui. Nei giorni migliori di Steve, anche negli ultimi anni, egli ideò diversi progetti e strappò ai suoi amici della Apple la promessa che un giorno sarebbero stati sviluppati. […]

Le sue tre figlie non si erano ancora sposate e avrebbe voluto accompagnarle all'altare come fece con me il giorno del mio matrimonio. Tutti noi, alla fine, moriamo in medias res. Nel bel mezzo di una storia. Di tante storie. Immagino non sia appropriato parlare di morte inaspettata per chi, come Steve, era malato di cancro da anni. Ma la morte di Steve ci colse davvero di sorpresa.

Dalla morte di mio fratello ho imparato che il carattere è essenziale: cosa lui sia stato è racchiuso nel modo in cui è morto. Martedi mattina, mi chiamò e mi disse di andare di corsa a Palo Alto. Il suo tono era amorevole, caro, dolce, ma come quello di colui che ha già messo a posto i bagagli in macchina, che è già pronto per cominciare il suo viaggio, sebbene fosse dispiaciuto, profondamente dispiaciuto, di lasciarci.

Cominciò il suo addio e lo fermai. Gli dissi "Aspetta. Sto venendo. Sono in taxi per l'aeroporto. Ci sarò", e lui "Te lo sto dicendo perchè ho paura che tu non arrivi in tempo, tesoro".

Quando arrivai, lui e Laurene stavano ridendo come una coppia che ha lavorato e vissuto insieme ogni giorno della loro vita. Guardò i figli negli occhi in modo intenso, come se non potesse distogliere lo sguardo. Fino alle 2 del pomeriggio sua moglie potè svegliarlo per farlo parlare con i suoi amici della Apple.

Poi dopo un po' fu chiaro che non si sarebbe svegliato più.

Il suo respiro cambiò. Divenne severo, cauto, risoluto. Imparai un'altra cosa: stava lavorando anche a questo. Riuscivo a sentirlo, contando i suoi passi di nuovo, spinti verso un orizzonte più lontano rispetto a prima. La morte non ha colpito Steve, lui l'ha raggiunta.  Mi disse, quando mi stava salutando e dicendo che non saremmo diventati vecchi insieme come avevamo programmato, che lui stava andando in un posto migliore. […]

L'ha fatto nella notte, Laurene si trovava accanto a lui sul letto e sussultò quando Steve fece una pausa più lunga tra i suoi respiri. Allora io e lei ci guardammo, aspettandoci che facesse un respiro profondo e ricominciasse. Doveva andare così. Anche in quel momento aveva il profilo bello e severo di un inguaribile romantico. Il suo respiro indicava un viaggio arduo, un sentiero tortuoso, ripido, in salita.

Sembrava stesse scalando una vetta. Ma con quella voglia, quel lavoro etico, quella forza, e quella sua dolce capacità di sorprendersi, il forte credo dell'artista nell'ideale, un dopo ancora più bello.

Le ultime parole di Steve, ore prima, sono state monosillabi, ripetuti tre volte. Prima di andarsene, guardò sua sorella Patty, poi a lungo i suoi figli, poi la sua compagna di una vita, Laurene, e poi ha fissato il vuoto oltre le loro spalle. Le ultime parole di Steve sono state: OH WOW. OH WOW. OH WOW.

Mona Simpson

scrittrice e professoressa di lingua inglese all'Università della California, Los Angeles.

Ha rilasciato questo elogio per suo fratello, Steve Jobs,il 16 ottobre durante il giorno del memoriale nella Chiesa della Stanford University.

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