Raoul Bova rompe il silenzio dopo la condanna: “Trattato come un delinquente”
Raoul Bova rompe il silenzio e parla, per la prima volta, a una settimana di distanza dall'annuncia della condanna a 1 anno e 6 mesi in primo grado determinata dal Tribunale penale di Roma, a causa di un reato fiscale. Con un lungo post pubblicato su Instagram, l'attore spiega dettagliatamente la situazione, tentando di fare chiarezza su quanto sia realmente accaduto.
Si professa sostanzialmente colpevole solo di non aver conseguito una laurea che gli permettesse di provvedere autonomamente alla sua situazione fiscale. Poi critica anche gli organi di informazione, rei di averlo fatto passare come un delinquente, penalizzando la sua integrità presso i conoscenti e alcuni sponsor con i quali aveva sottoscritto contratti. Ecco il suo post integrale:
Il silenzio, in alcuni casi, suona come una condanna ed è per questo che voglio precisare alcuni fatti. È da anni che subisco continui controlli, sequestri preventivi, interrogatori e richieste di pagamento da parte dell'Agenzia delle Entrate, risultate e giudicate poi infondate. Preciso che ho sempre pagato il dovuto e non sono stato condannato per evasione fiscale (nè per altri reati), ma sono stato condannato in primo grado semplicemente a causa di un contratto che ho stipulato con la mia società di produzione che curava e gestiva, in assoluta trasparenza, la mia immagine: contratto lecito e utilizzato da moltissimi protagonisti del mondo dello spettacolo in Italia e all'estero. Il Tribunale penale di Roma ha ritenuto tale contratto, suggerito e gestito dal mio commercialista dell'epoca, illecito, mentre altri Giudici, quelli Tributari di Roma, lo hanno considerato a tutti gli effetti lecito e valido. Sono colpevole solo di non essermi laureato in Economia e Commercio e di non essere stato in grado di gestirmi da solo la contabilità. Mi sono affidato ad un professionista che ha operato, per quanto nelle mie conoscenze, in completa trasparenza. Vedremo quello che succederà nei prossimi gradi di giudizio. Spero che i giudici dell'Appello restituiranno spazio alla certezza del diritto. Così come spero che la mia dignità, ingiustamente trascurata e addirittura calpestata, ritorni ad avere il rispetto che merita anche da parte dei poteri mediatici, che mi hanno trattato come fossi un delinquente comune e un truffatore fiscale, coinvolgendo nel disonore la mia famiglia e provocando la rottura di miei importanti contratti pubblicitari. Malgrado tutto ho fiducia nella giustizia e attendo che i miei diritti e la mia immagine vengano ripristinati da una giusta sentenza nel rispetto dei tempi e delle regole.