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Raoul Bova, sospetta evasione fiscale: 680 mila euro contestati

All’attore il pm contesta di aver utilizzato una società di sua proprietà per il 20% (e per il restante ad una sua sorella), per eludere il fisco, ovvero pagare l’Iva tramite un’aliquota agevolata. Il Riesamerespinge la richiesta di sequestro, poi è costretto a rivalutare. L’attore si dice tranquillo.
A cura di Andrea Parrella
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Raoul Bova e il fisco, che gli contesta un'evasione fiscale di circa 680 mila, riscontrata tra il 2005 e il 2010. E' quanto riporta Il Messaggero, parlando di tre milioni e mezzo di euro trasferiti illegittimamente alla Sammarco srl, con l'evasione Iva riferita appunto alla cifra di 680 mila euro. Si tratta di un'azienda alla quale Bova ha ceduto i suoi diritti di immagine nel 1996 per un compenso minimo di 100mila euro l'anno. La trama si fa fitta quando si intuisce che il 20% stesso della società fa riferimento all'attore ed il restante 80% a sua sorella, Tiziana; mentre l'altra sorella, Patrizia, ricopre il ruolo di amministratore unico e sua moglie (di Bova, ndr) figura come il procuratore. In pratica, l'attore avrebbe costituito la società così da pagare un'aliquota Iva più bassa, ecco quanto sostiene il nucleo di polizia Tributaria della Finanza.

La questione si era sviluppata con la richiesta da parte del pm di un sequestro a Bova per equivalente in immobili. Richiesta avvenuta in due fasi, prima al gp e poi al Tribunale del Riesame. In ambedue i casi la richiesta è stata respinta con la seguente motivazione: "Si tratta di una condotta elusiva non espressamente e tassativamente prevista come tale dalla legislazione tributaria e che quindi può essere repressa esclusivamente con gli strumenti amministrativi". Ma la questione non si è arenata, in quanto la Cassazione ha imposto al Riesame di procedere ad ulteriore verifica, contestando una condotta non proprio irreprensibile. Bisognerà rivalutare la questione cercando di capire se la ritenuta elusiva violi le specifiche disposizioni e possa configurarsi come penalmente rilevante.  In parole povere se l'operazione sia stata fatta espressamente e proprio al fine di eludere il fisco, dunque penalmente giudicabile.

 

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