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Raz Degan: “Basta tv, i media sono controllati e pieni di stron**te”

In un’intervista a Vanity Fair, l’attore e compagno di Paola Barale ha raccontato cosa l’ha spinto a lasciare definitivamente il mondo della tv: “Era una perdita di tempo, non riuscivo a esprimermi. I media sono controllati come in una dittatura”. Ora, si occupa di cinema: è il direttore della fotografia del documentario “Il figlio di Hamas” e presto debutterà alla regia.
A cura di Valeria Morini
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Che fine ha fatto Raz Degan? Sex symbol indiscusso negli anni 90 e 2000, il fascinoso attore israeliano classe 1968, capace di passare dalle cover patinate delle più celebri riviste al mondo della pubblicità (celebre lo spot in cui diceva "Sono fatti miei"), da una pellicola dei Vanzina Ermanno Olmi, dalle fiction ai programmi tv, è praticamente scomparso dalle scene dal 2011. La sua ultima apparizione è stata come presentatore di "Mistero" su Italia 1, ormai quattro anni fa, seguita poco dopo la partecipazione a "Ballando con le stelle". Da allora, più nulla. Un'assenza troppo lunga per essere spiegata con la semplice mancanza di offerte. È evidente che quella di Degan è stata una scelta consapevole, un rifiuto del sistema televisivo italiano con la volontà di dedicarsi ad altri progetti e, soprattutto, al suo lungo e solido amore con Paola Barale, cui è legato dal 2002. Unica apparizione recente, l'ospitata a "Verissimo" lo scorso marzo, durante la quale ha raccontato di aver subito un intervento che l'ha costretto per lungo tempo sulla sedia a rotelle.

Ora, Degan è tornato. Niente tv, però, ma solo cinema. Sta infatti promuovendo il documentario "Il figlio di Hamas", sulla storia di un leader del movimento radicale palestinese che divenne informatore al soldo dei servizi segreti israeliani. Degan, direttore della fotografia del film, ha raccontato in un'intervista a "Vanity Fair" cosa lo ha spinto a lasciare la televisione italiana:

La mia carriera andava piuttosto bene, facevo cinema, Tv. Ma mi mancava un perché. Ho cominciato a fare ricerche, a interessarmi alla vita in maniera più profonda. Avrei voluto condividere con il pubblico televisivo quello che avevo imparato, ma i tempi della Tv sono troppo rapidi. Non riuscivo a esprimermi. Credevo che usando la mia popolarità avrei potuto trattare temi importanti, molto più grandi di me, come i messaggi subliminali, il signoraggio (il reddito che gli Stati guadagnano dall’emissione di denaro, ndr). Ma i media sono controllati, pieni di stronzate. Viviamo in una dittatura: controllano quanti soldi puoi prendere in banca, dove puoi viaggiare. Poi ti danno un telecomando per farti credere che sei libero solo perché puoi scegliere quale canale guardare.

Durissime le parole di Degan, che pure è stato per anni molto attivo in tv:

Non dico che trasmettano solo merda, ma bisogna saper filtrare. Comunque, io la televisione non l’ho mai accesa, neppure quando la facevo. Preferisco guardare i miei pomodori crescere nell’orto.

Lucidamente consapevole che "viviamo una pantomima, e che continuare a fare le stesse cose era una perdita di tempo", Raz è quindi passato ad altro, trovando maggiori soddisfazioni in progetti più intimi e personali come la fotografia e il cinema. Dopo "Il figlio di Hamas", debutterà addirittura alla regia con un altro documentario, "The Last Shaman":

Ci sto lavorando da tre anni e mezzo. È la storia di un giovane americano, studente di Harvard, famiglia ricca, che cade in depressione e che parte per l’Amazzonia.

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