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Rovazzi: “Quando dicono che il Coronavirus non esiste impazzisco, mio nonno è morto per quello”

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Fabio Rovazzi è tornato a parlare della morte di suo nonno. L’uomo è deceduto dopo aver contratto il Coronavirus. Per questo, quando qualcuno mette in dubbio l’esistenza del virus e la veridicità dell’emergenza, il cantante non può fare a meno di infuriarsi.
A cura di Daniela Seclì
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Fabio Rovazzi, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, è tornato a parlare della morte di suo nonno. L'uomo si è spento lo scorso aprile, dopo aver contratto il Coronavirus. Per questo il cantante non può tollerare che qualcuno – ancora oggi – metta in dubbio l'esistenza del virus e la veridicità della stessa emergenza:

"Il caso dei gilet arancioni in piazza Duomo mi ha stupito. Non per le persone che ci sono andate ma per l’autorità che non si è fatta sentire. E quando qualcuno dice che il coronavirus non esiste lo prendo di petto. Impazzisco. Ho vissuto una tragedia da vicino".

La situazione drammatica nelle RSA

Fabio Rovazzi ha dichiarato di aver toccato con mano la situazione precaria delle RSA (residenze sanitarie assistenziali) durante l'emergenza Coronavirus. Tuttavia, ha preferito evitare di parlarne pubblicamente sui social. Da una parte voleva portare rispetto a suo nonno, dall'altra ha compreso che la pandemia è stata una situazione talmente imprevedibile da rendere inutile la ricerca di qualcuno contro cui puntare il dito:

"La situazione nelle RSA era drammatica. Ho vissuto mesi brutti combattendo contro cose assurde. Avrei potuto fare un post di divisione e attacco. Non l’ho fatto per rispetto del nonno e per non sporcare il nostro rapporto. Con i giorni ho capito che cercare il colpevole per una cosa imprevedibile come questa non era utile".

Nell'estate 2020 non ci sarà il tormentone di Rovazzi

Una protesta che Fabio Rovazzi ha preso a cuore è quella per la morte di George Floyd. Ritiene che nel nostro Paese siamo ancora "indietro sul tema del razzismo": "Qualcuno mi ha scritto che impedire gli sbarchi non è razzismo. È fondamentale far capire subito ai ragazzini quali sono i valori da sostenere, l’uguaglianza in tutti campi". Infine, ha chiarito che l'estate 2020 non avrà un tormentone targato Rovazzi. I mesi appena trascorsi sono stati dolorosi per lui e dato che le sue canzoni nascono dalle sensazioni che vive, non sarebbe riuscito a produrre niente di allegro senza che risultasse clamorosamente finto:

"La quarantena è stata un periodo buio non solo per l’assenza di stimoli ma per gli eventi drammatici che mi sono accaduti. La mia musica e i miei video sono sempre frutto delle sensazioni che vivo e quindi non mi sarebbe venuto un pezzo allegro. La gente adesso ha bisogno di vibe positive. Se ci avessi provato sarebbe uscito qualcosa di finto e la gente se ne sarebbe accorta".

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