Royal Baby, il gioco social di chi se ne infischia di più
Tremendamente divertente è tentare di digitare sui social network le parole chiave "Royal Baby"durante queste concitate (?) ore d'attesa per la nascita del criaturo che ha da venire. Il dato univoco, senza chiave di lettura partitica, è che pare non si parli d'altro, o meglio non si attenda di parlare d'altro, perché per ora, in assenza di notizie, c'è il silenzio tombale. Nel particolare, è piuttosto evidente che l'orientamento dei commenti si divida in due scuole di pensiero, delle quali paradossalmente ce n'è una che pare essere quella prevalente: #chemmifregadelRoyalBaby. Come al solito, quando si ha a che fare con argomenti di questo genere, c'è un'intera fetta di popolazione che dissimula l'attenzione verso la tematica deridendo chi ammetta serenamente e seriosamente di interessarsene. In pratica, se ne parla, ma in cattiva luce. La battuta e il gioco di parole sul figlio della coppia reale sono, nell'ultima settimana, all'ordine del giorno. E mentre c'è chi è sinceramente impaziente per la venuta del bambino (non solo i tabloid assetati, ma anche i comuni mortali), al contempo c'è chi si rifiuta di ammettere che la questione sia concretamente al centro dell'attenzione.
E' una gara a chi se ne infischia di più pur interessandosene, una pratica che il social network, strutturalmente, non ha fatto altro che amplificare ed affinare negli ultimi tempi. Chissà quante vittime di lacrime ed emozioni mieteranno le poppate di Kate e le nottate di William, in mezzo a quelli che non ci saremmo mai aspettati. Alle elementari era un'abitudine consueta, rientrava nei dettami tattici degni di Sun Tzu per l'avvicinamento all'altro sesso: fingi di ignorare, oppure deridi, e farai capire che ti interessa.